Un papavero fa primavera

 

Articolo di Alessia Giaquinta

Lo sai che i papaveri son alti, alti alti, …” così cantava Nilla Pizzi nel celebre brano che arrivò secondo a Sanremo nel 1952. Ed è proprio vero: questo fiore che cresce spontaneamente – ed è infestante nei campi coltivati – può raggiungere gli 80 – 90 cm di altezza nelle varianti delle circa 450 specie classificate.
In Sicilia, il papavero è legato al culto di Demetra, la dea dei campi. Il mito, infatti, racconta che nei pressi del monte dove sorge Enna, la bella Persefone fu rapita dal terreno fino a cadere nelle braccia di Ade, dio dell’oltretomba che, a causa di un inganno, riuscì a sposare la fanciulla e tenerla con sé sei mesi l’anno (il periodo corrispondente all’autunno e all’inverno). Quando Demetra si accorse che la figlia Persefone era stata rapita si disperò e pianse a lungo. Per lenire la sua ansia le furono somministrati infusi di papavero.

Note, infatti, sono le proprietà emolienti, espettoranti e sedative del papavero. Già gli Egizi lo usavano per preparare bevande calmanti, poeti greci e arabi lo citano per i suoi poteri analgesici, le popolazioni celtiche invece preparavano con questo fiore dei sonniferi da somministrare ai bambini.
Non è allora difficile pensare che la dea Demetra, riuscì a calmare il proprio sconforto grazie ai papaveri. Ed è per questo motivo che, secondo leggenda, la dea apre la stagione primaverile facendo sbocciare i papaveri. La figlia Persefone, grazie ad un compromesso, trascorre i restanti sei mesi con la madre, sulla terra, motivo per cui il papavero annuncia: l’inizio della primavera, il ritorno di Persefone, la tranquillità di Demetra e, dunque, l’abbondanza dei raccolti.
Come calici scarlatti si ergono maestosi nei campi, sui cigli delle strade, nei posti più impensati, eppure sono così fragili… Un papavero in un sol giorno perde tutti i propri petali!



In Sicilia l’uso del papavero (qui chiamato “paparina”) si è protratto sin dall’antichità a scopi sedativi, culinari e anche per la preparazione di tinture rosse. Un tempo veniva usato anche per creare cosmetici per colorare labbra e guance. I semi di papavero, invece, venivano usati dagli antichi romani per la preparazione di una bevanda afrodisiaca per gli sposi. Oggi invece possono essere aggiunti nei prodotti da forno.
Bisogna prestare attenzione, però, e non improvvisare nulla. È necessario, invece, rivolgersi a un’erboristeria per le creme, gli infusi, gli sciroppi e i semi di papavero. Ne esistono talmente tante varietà che… non ci si può permettere di sbagliare. C’è “a paparinicchia sarbaggia”, “a paparinicchia spinusa”, “a vialora”, “u papaviru curnutu”, “u lloppiu”…

Come preparare l’inchiostro di papavero:

Se volete, invece, preparare in casa l’inchiostro rosso con i petali di “paparina”, seguite questa ricetta:

  • Riempite un bicchiere di petali di papavero e versate, pian piano, dell’acqua bollente.
  • Evitate di mescolare il composto per circa 24 ore.
  • Successivamente aggiungete un cucchiaio di alcool e mescolate con un bastoncino.
  • Scolate e conservate in una boccettina.
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