U’ pezzu ruru: il dolce gelato dell’antica tradizione siciliana

di Eleonora Bufalino  Foto di Rossandra Pepe

 La Sicilia è anche terra ricca di prelibatezze di cui si perdono le origini, come nel caso di un gelato dal nome particolare: “U pezzu ruru”. Una specialità che deriva dalla dominazione araba nell’isola e divenuto, col passare del tempo, un dolce tipico dell’antica tradizione sicula… una leccornia che non smette tutt’oggi di deliziare e sorprendere nemmeno i palati più raffinati!

 

Dopo la sua diffusione grazie agli Arabi, questo dolce vide il suo exploit soprattutto intorno al 1600: usato moltissimo durante le feste patronali, di fidanzamento e di matrimonio (in cui spesso sostituiva la classica torta nuziale) e in generale durante l’estate. Insomma, un vero e proprio must del repertorio culinario che allietava le afose giornate estive. Ben presto, questa prelibatezza si diffuse anche in altre zone d’Italia, nel Salentino e nel Napoletano, prendendo diversi nomi: “schiumone”, per la variante facoltativa con la panna, o “bombetta”, per la forma tondeggiante rispetto all’originale, più allungata ed ovale.

 

Ma qual è la ricetta tradizionale del pezzo duro? La semplicità, come spesso accade nelle tavole siciliane, si trasforma in genialità: l’unione di due gusti di gelato insieme al pan di Spagna danno vita a una creazione squisita. Il segreto, ancora una volta, è nell’artigianalità delle materie prime e dei procedimenti, intrisi della maestrìa dei più bravi gelatieri e pasticceri.

pezzu ruru

Ne è esempio il signor Vittorio Briganti, pasticcere con un’esperienza di oltre mezzo secolo alle spalle: la sua passione per l’arte dolciaria è iniziata quando aveva solo sei anni. D’origine francofontese, si è poi trasferito a Vizzini, città del Verga, dove ha intrapreso un’attività che porta avanti insieme alla famiglia da circa cinquant’anni. Nel suo bar non mancano mai i prodotti tipici siciliani, dolci e salati, e tra questi troviamo “’U pezzu ruru”. Il signor Vittorio ci spiega che: «la preparazione è importante, ma lo è ancor di più la qualità degli ingredienti usati. Il gelato, rigorosamente artigianale, viene messo in una ciotola di alluminio a forma di cupola chiamata, in siciliano, “scuzzetta”. Nella parte centrale si aggiunge il pan di Spagna, che può essere anche imbevuto con del liquore, e infine dell’altro strato di gelato, solitamente di un gusto diverso». Il dolce si lascia dunque riposare in congelatore per almeno un giorno in modo da far amalgamare le varie parti e ottenere la perfetta consistenza a cui deve il suo nome. Infine, basta capovolgere la ciotola affinché fuoriesca e possa essere tagliato, solitamente in quattro spicchi. “U pezzu ruru” è servito su un piattino e si può gustare con una forchettina, come fosse un dessert o una torta. I gusti più richiesti della gelateria siciliana (nocciola, cioccolato, stracciatella, zuppa inglese, torrone…) si sposano alla perfezione con l’impasto soffice del pan di Spagna, che in questo caso si solidifica diventando un tutt’uno con il gelato.


 

Fresco e sfizioso, è un dolce che non passa mai di moda, anche se nei tempi antichi, ci raccontano il sig. Vittorio e la moglie, era molto più amato e ricercato, soprattutto durante le feste patronali cittadine di fine estate, come San Giovanni e San Gregorio Magno a Vizzini. Queste erano un appuntamento immancabile per la popolazione del luogo! Le vie del centro abitato si animavano del passeggio; la musica a palco, a piazza Marconi, riempiva l’atmosfera di armonia, e piazza Umberto I reclamava il suo titolo di salotto buono di quella Vizzini nobiliare conosciuta in tutto il circondario. Occasione di passerella e sfoggio di eleganza, ma anche senso di comunità e di appartenenza in un clima di festa in cui si condivideva la tradizione, la religiosità e l’arrivederci alla bella e calda stagione. In questo contesto, “U pezzo ruru” era un momento di piacere che i più amavano consumare per rinfrescarsi tra una passeggiata e l’altra, ascoltando la musica con amici e famiglie, nei tavolinetti dei bar e delle pasticcerie del centro storico.

Non vi resta che assaggiarlo!

 

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