Totò Schillaci, il capocannoniere dal cuore generoso
Articolo di Omar Gelsomino, Foto di Christian Arancio e Antonella Rizzuto
Basta sentire poche note di “Un’estate italiana” di Gianna Nannini e Edoardo Bennato per tornare indietro ai tempi del Mondiale ’90. Il protagonista indiscusso fu Totò Schillaci, l’attaccante italiano che divenne ben presto capocannoniere della nazionale e amato dai tifosi. Ancora oggi ricordiamo quei suoi occhi che esprimevano la felicità e l’esaltazione dei gol segnati in quella memorabile competizione e che videro l’Italia arrivare al terzo posto. Innumerevoli i premi vinti durante quel torneo: secondo nella classifica del Pallone d’oro, pallone d’oro e scarpa d’oro Adidas.
Schillaci, che trasformò le sere d’estate per milioni di italiani in notti magiche, ha scritto un libro “Il gol è tutto” (Piemme edizioni) in cui si mette a nudo raccontando la sua vita, dall’infanzia ad oggi. «È un libro che parla di un ragazzo che, pur vivendo in un quartiere molto povero e nonostante le difficoltà, insegue il grande sogno che è il mondo del calcio. Per quei ragazzi che vogliono intraprendere questa professione, è un invito a credere in qualsiasi cosa si voglia fare e non smettere mai di sognare, seguendo le regole del mondo del calcio e della vita in generale».
Ed il calcio per l’attaccante palermitano «è stato la mia vita, la mia passione. Mi ha cambiato profondamente, mi ha dato la popolarità, ho ottenuto grandi successi e risultati molto più importanti di quelli che io pensassi».
Una carriera calcistica iniziata nella squadra dell’Amat Palermo, poi nel Messina e nella Juventus, i cui risultati gli valsero la convocazione in Nazionale proprio per il Mondiale ’90.
«Fu un’annata importante e quelle immagini sono rimaste impresse nella mente delle persone. Eravamo una grande squadra, forse una delle migliori formazioni degli ultimi decenni, con giocatori straordinari, ma nonostante fossero alla nostra portata non abbiamo vinto i mondiali. Avrei rinunciato persino alla mia carriera pur di vincere i mondiali». Ma da lì a poco ecco che le strade fra Schillaci e la Juve si divisero, solo contrattualmente «attraversavo un periodo non molto felice sentimentalmente, e questo influì molto sul rendimento sportivo, poi la società ha puntato su altri obiettivi, è arrivata la richiesta dell’Inter e così sono andato via. Ma il legame con la Juve è sempre rimasto, perché sin da piccolo sono sempre stato un suo tifoso e il sogno è stato coronato, aver indossato la maglia bianconera. È un po’ il sogno di tutti i tifosi e lavoro ancora per la Juve e i suoi club».
Nel 1994 iniziò l’avventura giapponese nelle fila del Jubilo Iwata definita da Schillaci, che divenne Totò San, «una bella esperienza, che ha arricchito il mio bagaglio culturale e professionale, sul piano del gioco credo di aver dato il mio contributo ed aver insegnato qualcosa. Sono stato il primo calciatore italiano ad andare all’estero».
Anche per lui il richiamo della sua terra è stato forte ed è ritornato «perché sono molto legato a questa città, ai suoi profumi, ai suoi colori e in particolar modo ai miei genitori. Da diversi anni gestisco il centro sportivo Louis Ribolla con l’obiettivo di far crescere questi ragazzi sia umanamente che sportivamente, dando loro un equilibrio nella vita».
Nonostante sia diventato un personaggio famoso, sia ospite di programmi televisivi ed abbia interpretato diversi ruoli in serie tv, Totò Schillaci non ha mai dimenticato le sue origini e da alcuni giorni è il direttore sportivo dell’Asante Calcio, una squadra militante nel campionato di terza categoria siciliana, allenata da Giuseppe Leone, e formata da migranti ospiti dell’associazione Asante Onlus nei centri Azad e Elom di Palermo: in questo modo incontreranno altri coetanei, conosceranno la Sicilia e potranno trasformare la passione per il calcio in una professione. Un collegamento domenicale con la trasmissione tv “Quelli che il calcio”, permetterà loro di farsi conoscere a livello nazionale e sensibilizzerà l’opinione pubblica sul tema dei migranti. Il nuovo sogno di Totò Schillaci «è essere utile per le cose importanti».