Totò Calì, ironia e creatività al servizio dei più fragili
Articolo di Patrizia Rubino Graphic by Totò Calì
È noto al pubblico soprattutto per essere il vignettista sarcastico ed irriverente da ben 27 anni del quotidiano catanese “La Sicilia”, ma per Totò Calì questa definizione è sin troppo stretta; pittore, musicista, scenografo, autore e regista, scrittore. Una laurea in Accademia di Belle Arti e una in Scienze e Tecniche Psicologiche. Un uomo, un artista dalle mille sfumature che ha scelto di mettere la sua creatività anche a servizio delle persone fragili, affette da disturbi mentali per offrire loro percorsi per riscoprire il sé smarrito nei meandri della malattia.
L’arte e la creatività come terapia per il disagio psichico.
«Diciamo che ho raggiunto questa consapevolezza in maniera graduale e del tutto casuale. Tutto ebbe inizio qualche anno fa quando misi in scena due spettacoli come dire surreali, sicuramente fuori dagli schemi classici, ma che esprimevano una creatività libera da condizionamenti. Piacquero molto ad un amico psichiatra che trovò il mio linguaggio espressivo un utile strumento per tirare fuori sentimenti ed emozioni di chi vive oppresso dal disagio mentale. In seguito affrontai il tema della follia, in uno spettacolo dal titolo “Pazza – Il gioco dell’oca”. La protagonista, la pazza appunto, grida la sua voglia di vivere e al tempo stesso sfoga il suo senso di sopraffazione perché costretta a vivere in un ambiente chiuso che la incatena sempre più al suo disagio. Compresi che attraverso la creatività che può avere mille sfaccettature si possono risvegliare fiumi di emozioni e capacità inesplorate anche nelle menti fragili dei cosiddetti folli».
Da lì non ti sei più fermato.
«Sì, ho sentito l’esigenza di portare fuori dalle mura il pensiero del paziente psichiatrico, di liberarlo e renderlo manifesto. Sono trascorsi circa dieci anni da quando ho iniziato a collaborare con le comunità per riabilitazione psichiatrica. Da qualche tempo opero in una struttura a Paliano, in provincia di Frosinone. Grazie alla sensibilità e alla grande apertura mentale, e qui ci sta proprio bene, dell’amministratore unico Enzo Prisco, riesco a fare un lavoro straordinario con gli ospiti. Musica, pittura, attività teatrale, piccoli cortometraggi, o anche la visita ad un museo, tutto può essere un mezzo per sollecitare emozioni e benessere anche in coloro che inizialmente sembrano non voler uscire dal loro guscio di totale chiusura verso l’esterno. Recentemente abbiamo realizzato un docu-film dal titolo “Quante rose a nascondere un abisso”, su come ha vissuto la pandemia, quella della prima ondata, la comunità di Paliano; i ragazzi hanno partecipato realizzando le interviste e in qualità di assistenti alla regia. Volevo che, attraverso il racconto delle persone si rendessero conto, di una situazione che perlopiù conoscevano solo dalla tv. Un modo per renderli parte integrante di questo particolare momento».
Forte di queste esperienze da qualche anno curi la sezione Cinema e Psichiatria, nell’ambito della rassegna cinematografica “Corti in Cortile”.
«Si tratta di uno spazio dedicato ai progetti artistici, o meglio di espressività creativa, realizzati dagli ospiti delle comunità di riabilitazione psichiatrica. Un’opportunità per questi ragazzi per confrontarsi e raccontarsi davanti ad un pubblico vero, per esprimere sentimenti, emozioni o anche semplicemente se stessi».
Non possiamo non fare un cenno alle tue vignette sempre specchio dell’attualità. Ma com’ è nata la passione per la satira?
«All’età di dieci anni, durante il funerale di mio nonno, feci le caricature dei miei parenti. Questo mi servì ad alleggerire un’atmosfera pesante e difficile da sostenere. Il sarcasmo, la satira, il non prendersi mai troppo sul serio sono importanti chiavi di lettura per superare paure e disagi. Restando sull’attualità, in quest’ultimo periodo ho prodotto moltissime vignette sulla pandemia. Penso che ne farò un libro. Ci troviamo sicuramente davanti ad una delle più grandi paure del nostro tempo, non ci resta che esorcizzarla con l’ironia e il sorriso».