Torre Cabrera e la Sicilia granaio del Mediterraneo

Articolo e foto di Alessia Giaquinta

È là, adagiata sulla spiaggia di Pozzallo, maestosa ed imponente, che guarda il mare e protegge la città, ormai da secoli. La Torre Cabrera, che vanta anche il riconoscimento di Monumento Nazionale, è sì il simbolo della città di Pozzallo ma è anche la testimonianza di una storia che appartiene inevitabilmente alla Sicilia e ai siciliani.

Facciamo un salto nel passato e chiediamo all’immaginazione di riportarci agli scenari di quel tempo in cui Pozzallo altro non era che un’estensione della Contea di Modica, dove vivevano pochi pescatori in piccole e umili dimore vicino al mare.

Correva l’anno 1429 quando fu posta la prima pietra di Torre Cabrera laddove era costruito il Caricatore, un complesso di magazzini di grano e di viveri voluto dalla famiglia dei Chiaramonte, divenuto luogo prediletto per gli assalti dei pirati. A volere la costruzione di una torre di difesa, però, fu Giovanni Bernardo Cabrera, figlio del primo conte dell’importante famiglia spagnola che, fedele sostenitrice della casata Aragonese che regnava in Sicilia, ne ebbe in cambio la Contea di Modica, confiscata ai ribelli Chiaramonte.

Costruita in pietra iblea, di pianta quadrangolare e alta quasi 30 metri dal piano stradale, la Torre Cabrera non servì però solo come fortezza difensiva e punto di controllo, bensì – secondo recenti studi e ritrovamenti – fu anche residenza signorile.

A sostegno di questa tesi ci sono gli elementi decorativi ritrovati nei piani più alti della Torre, costituiti da mattonelle maiolicate probabilmente di fattura spagnola (gli azulejos heraldicos, così chiamati per il colore azzurro degli stemmi raffigurati), ma anche le volte a crociera dei saloni in cui è ricorrente lo stemma della famiglia Cabrera raffigurante una capra. Una meravigliosa terrazza, nell’ultimo piano, a cui si giunge attraverso una scala a chiocciola, dà l’accesso ad una straordinaria vista panoramica del territorio.

Turris ingens et magnifica così la descrisse lo storico cinquecentesco Fazello, una torre potente e splendida, in cui viveva il regio castellano e prestavano servizio soldati, artiglieri e cavalieri al fine di tutelare le ingenti quantità di frumento e altre merci che erano custodite nei magazzini del Caricatore.

Con l’erezione della torre, l’importanza del Caricatore crebbe ulteriormente tanto da diventare il secondo più importante del Regno, dopo quello di Palermo. Il grano che da qui partiva raggiungeva i più importanti porti del Mediterraneo.

Questa serve per securtà del grano che quivi si conduce, che serve la maggior parte per l’isola di Malta, per essere il più vicino luogo di tutta l’isola di Sicilia per distanza di sessanta miglia”, scrisse l’architetto fiorentino Camilliani che nel XVI secolo esplorò le coste siciliane.

Si può ben immaginare, allora, quanta gola facesse questa ricchezza ai saraceni e ai corsari che giungevano a Pozzallo per razziare i magazzini e attaccare la città. E si può intuire anche che la Torre, di conseguenza, predisponesse di sistemi di tortura e prigionia per i criminali che ne osassero l’attacco. È ancora visibile la camera sugli scogli dove venivano percossi e poi incatenati i prigionieri, il cui destino era l’annegamento, con l’arrivo dell’alta marea. Chissà quanti furono giustiziati nel “Pozzo della Morte”, una buca posta all’interno di una stanza, ancora oggi visibile. Così come visibili sul muro sono i segni incomprensibili dei condannati a morte, prodotti con le unghie o con piccole schegge trovate sul pavimento.


Inoltre una delle sale della Torre, era adibita a cappella dedicata a Santa Maria della Pietà.

Attraversare la Torre Cabrera, visitandone gli ambienti, dà la possibilità di ripercorrere un tempo remoto che ci appartiene, che ci racconta la storia di una Sicilia granaio del Mediterraneo, che ci riporta ai costumi di quel tempo, che ci meraviglia e ci lascia a bocca aperta, ogni volta che ne siamo consapevoli

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