Trinacria Bike Wagon: il fascino del carretto siciliano 4.0
di Patrizia Rubino, foto di Antonio Calabrese e Filippo Mancuso
Se pensiamo ad uno dei simboli della Sicilia nel mondo, il pensiero corre subito al carretto siciliano. Utilizzato prevalentemente dai contadini per il trasporto delle merci, a partire dai primi anni dell’Ottocento, divenne ben presto un pregevole prodotto di artigianato; i proprietari facevano a gara, infatti, per adornarlo con dipinti dai colori sgargianti, decori e incisioni, realizzati da veri artisti, che di fatto lo rendevano un’opera d’arte ambulante. Con l’arrivo dei mezzi a motore, intorno agli anni ‘50, il carretto perderà la sua importante e primaria funzione, ma nell’immaginario collettivo resterà l’emblema del popolo siciliano.
La maestria artigiana del carretto siciliano con i suoi colori e decori affascinò Renato Guttuso che li traspose rivisitandoli in alcune sue importanti opere, più recentemente anche gli stilisti Dolce & Gabbana nel 2016 ne trassero fonte d’ispirazione per la loro collezione d’alta moda. Oggi il fascino antico del carretto siciliano potrebbe tornare a risplendere grazie a un’importante iniziativa promossa dall’associazione non profit Lisca Bianca di Palermo che da una parte intende recuperarne e valorizzarne la tradizione artigianale, dall’altra guardare ad un suo utilizzo in chiave contemporanea, con un progetto di ampio respiro per l’inclusione socio-lavorativa di giovani talenti che potranno essere gli artigiani del futuro e continuare, pertanto, a trasmettere gli antichi saperi della tradizione ma attraverso l’innovazione tecnologica.
«Nel 2019 – spiega Monica Guizzardi, project manager e volontaria di Lisca Bianca – abbiamo partecipato al bando “Artigianato” promosso da Fondazione con il Sud, per il sostegno di alcune eccellenze della tradizione artigiana del Mezzogiorno che rischiano di estinguersi: per la Sicilia si faceva espresso riferimento al carretto siciliano. Inizialmente ci sembrava un’impresa impossibile, ma poi abbiamo trovato la strada giusta e così è nato Trinacria Bike Wagon. L’idea – aggiunge – è quella di rendere funzionale e sostenibile il carretto come nuovo prodotto finito, per renderlo appetibile nei moderni mercati di consumo. Pensando ad un rimorchio elettrico per biciclette, a un risciò per i turisti, oppure un mezzo per la distribuzione di street food e molto altro. Resta centrale il rispetto dei canoni estetici, gli aspetti decorativi, anche perché rappresentano gli elementi distintivi del tipico carretto siciliano ammirato in tutto il mondo».
Particolarmente interessante è quanto emerso da una ricerca condotta dall’associazione Sguardi Urbani, partner del progetto, relativamente all’attuale stato dell’arte della tradizione del carretto. Risultano essere 21 gli artigiani attivi, prevalentemente nella provincia di Catania e a seguire quelle di Palermo, Trapani, Caltanissetta e Agrigento. In grandissima parte sono uomini di età media sui 40 anni formati da una tradizione familiare. Dallo studio emergono anche dati incoraggianti che rivelano che il carretto siciliano è considerato un oggetto interessante seppur prevalentemente con funzionalità accessorie e di abbellimento.
Il progetto – che si concluderà nel 2023 – prevede dei laboratori, tenuti da artisti e professionisti di altissimo livello, in cui i partecipanti oltre ad apprendere le tecniche della tradizione artigianale di pittura e intaglio, saranno formati anche su tecniche progettuali e costruttive altamente innovative: reverse engineering, grafica per la comunicazione, visual design, fabbricazione digitale.
«Daremo ampio spazio anche alla formazione d’impresa con un modulo economico – aggiunge Monica Guzzardi – che potrà fornire gli strumenti utili per costruire un modello di business che possa essere vincente, in quanto l’obiettivo finale è quello di creare una start up che produca e commercializzi il carretto siciliano di ultima generazione con le nuove destinazioni d’uso».
Un carretto quindi che continuerà a rappresentare l’identità siciliana ma in versione 4.0, e quindi assolutamente al passo dei nostri tempi.