Sebastiano Lo Monaco
Articolo di Omar Gelsomino Foto di Nino Ali, Pietro Grasso, Tommaso Le Pera
Tanti i ruoli interpretati a teatro, al cinema e nelle fiction nella sua carriera. Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ha lavorato con i più grandi attori e registi di fama internazionale. Per Sebastiano Lo Monaco l’ “incontro” con Pirandello si è trasformato in un vero e proprio processo simbiotico, senza dimenticare l’amicizia con Andrea Camilleri, scomparso di recente. «Ho cominciato a recitare a cinque anni alla scuola elementare per la festa della mamma. Facevo il chierichetto e recitavo sul palcoscenico. Tra il seminario e il teatro ha vinto l’Accademia d’arte drammatica. È la mia vita e non faccio altro. Quando sto fermo per alcuni giorni, oltre a ritornare dalla mia famiglia in Sicilia, a Floridia, e andare a messa, sono come un uomo spento». Il suo percorso formativo è iniziato con un grande drammaturgo, scrittore e poeta italiano. «Ho cominciato col fare Il berretto a sonagli il 21 luglio 1992 e da allora Pirandello non mi ha più lasciato. Quello spettacolo di straordinario successo è andato in scena sino alla scorsa primavera. Ogni tre – quattro stagioni riprendo il testo di Pirandello, perché è sempre vivo. La sua scrittura nasce nel momento in cui l’attore la pronuncia, nel momento in cui viene rappresentato. Pirandello è contemporaneo. Così come i grandi classici e i grandi autori». Una carriera costellata di successi con ruoli di rilievo. «Mi piacerebbe fare più televisione e cinema. Ovviamente il teatro, essendo il luogo che frequento da quando avevo diciannove anni, è il mondo dove mi sento a casa, il luogo della vita vera».
Pur vivendo a Roma, Sebastiano Lo Monaco non ha tagliato mai il suo cordone ombelicale con la sua terra. «Anche se sono andato via dalla Sicilia, le mie radici culturali, antropologiche, familiari ed educative sono talmente forti che non riesco a staccarmi. La Sicilia è viva in me sotto forma di tutti gli autori che ho portato in palcoscenico, dai classici greci sino agli autori del ‘900. La letteratura italiana del ‘900 è siciliana, da Pirandello a Camilleri, passando per Verga, Capuana, Rosso di San Secondo, Russello, Tomasi di Lampedusa, Piccolo, Patti, Pietro Grasso, ecc. Io sono frutto della terra dove sono nato, degli studi che ho fatto, dell’educazione che ho avuto. Nel mio lavoro tutto questo è diventato fondamentale, il mio bagaglio culturale e antropologico è stato la fonte di ispirazione principale del mio lavoro».
Un altro incontro importante nella sua vita artistica è stato con Andrea Camilleri. «Ricordo ancora quando feci l’esame per entrare in Accademia: portai un pezzo di Edipo Re e, pensando di essere un grande interprete, lo feci con un fortissimo accento siciliano; da Andrea Camilleri a Romolo Valli, da Mauro Bolognini a Rossella Falk, scoppiarono tutti in una grande risata, io mi misi a piangere perché pensavo di avere perso un’occasione importante, invece Camilleri mi disse che “proprio per questa improntitudine, sfacciataggine di aver fatto un personaggio tragico in perfetto dialetto siciliano sei stato ammesso per simpatia, passione e cultura generale”.
Nel 1977 è iniziato il mio rapporto artistico con Camilleri. Gli ho voluto bene come un secondo padre e mi ha dimostrato la sua stima accettando, qualche anno fa, di diventare il direttore artistico della Compagnia Teatrale Sicilia Teatro, di cui nel 1988 sono stato tra i fondatori. Sono felice perché la mia vita è stata costellata da grandi personaggi». Tanti gli impegni artistici che lo vedranno impegnato nei prossimi mesi: Antigone in tournée fino alla fine di marzo. “Io e Pirandello” a Rieti e al Teatro Franco Parenti di Milano nella prima settimana di aprile. Nella prossima stagione teatrale (2020/21), oltre alla ripresa di Antigone porterà in tournée “Per non morire di mafia” di Pietro Grasso che sarà presente al Teatro Biondo di Palermo e al Teatro Stabile di Catania oltre che in tournée in tutta Italia e “Appello ai liberi e forti” di Don Luigi Sturzo in tutti i massimi teatri italiani.