Salemi: un borgo che conquista con il suo scrigno d’arte, storia e antiche tradizioni

di Patrizia Rubino, foto di Pro Loco Salemi 

Dal 2016 è uno dei borghi più belli d’Italia, ma Salemi piccolo centro in provincia di Trapani, con meno di 11.000 abitanti, continua a riscuotere consensi e attenzioni per le sue bellezze paesaggistiche e architettoniche, per la sua storia e le sue tradizioni tanto che rappresenterà la Sicilia nel concorso “Borgo dei Borghi 2023”, promosso dalla trasmissione Kilimangiaro di Rai 3.

Situata al centro della valle del Belice, Salemi è una cittadina dalle origini antichissime, conserva le tipiche architetture medievali, con tracce importanti delle dominazioni arabe e fu gravemente danneggiata dal disastroso terremoto del 1968. «Nel tempo grazie a un’attenta ricostruzione e un accurato restauro – spiega Giuseppe Pecorella, presidente della Pro Loco di Salemi, da anni in prima linea nella promozione del territorio – il nostro centro storico con i suoi edifici, tutti realizzati con la caratteristica e pregiata pietra campanella, si presenta nel suo antico splendore ed è il nostro più suggestivo biglietto da visita».

Ed è proprio nel cuore del centro storico, nella splendida piazza Alicia, che svetta imponente il monumento simbolo di Salemi: il castello normanno-svevo fatto erigere da Federico II di Svevia nel XIII secolo, un’ eccezionale testimonianza dell’architettura medievale nel territorio.

Fu proprio in una delle sue torri che nel 1860 Garibaldi issò la bandiera tricolore, proclamando Salemi la prima capitale d’Italia; titolo che mantenne per un giorno. Oggi il castello è la suggestiva location di convegni, mostre e spettacoli. Proprio accanto al maniero si possono ammirare i resti di un altro edificio straordinario, il Duomo di San Nicola di Bari; dopo il terremoto sono rimasti l’abside, il campanile e le cappelle laterali.


Non molto distante dalla piazza c’è la chiesa barocca dei Gesuiti. Al suo interno sono conservate opere di grande pregio; il crocifisso dell’antica Matrice e un magnifico organo ligneo del 1700. L’ex Collegio dei Gesuiti, proprio accanto alla chiesa, è la sede del Polo Museale cittadino. «Si tratta di un complesso museale straordinario – sottolinea Pecorella – attraverso il quale è possibile ripercorrere la storia, l’arte e la cultura della nostra città e alla cui inaugurazione partecipò, nel 2010, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita a Salemi per l’anniversario dello Sbarco dei Mille». Nel grande museo c’è una sezione dedicata all’arte sacra, con opere salvate dalle chiese distrutte dal sisma, un’altra sezione è dedicata al Risorgimento, in onore del passaggio di Garibaldi nel 1860; oltre a documenti e testimonianze, contiene una collezione di sciabole, fucili, baionette del periodo. Vi è poi una sezione archeologica con i reperti degli scavi di San Miceli, Monte Polizo e di Mokarta, quest’ultimo sito è una delle più importanti testimonianze di epoca preistorica in Sicilia. C’è anche l’area espositiva denominata Museo della Mafia e Officina della Legalità, dove si racconta il fenomeno mafioso attraverso giornali, opere letterarie, cinematografiche e televisive.

Nell’Ecomuseo del Grano e del Pane, sezione inaugurata nel 2019, si celebrano tradizioni ed eccellenze artigianali legate al pane con foto, video e installazioni artistiche di pane. «Salemi ha un legame antichissimo con il pane – spiega Giuseppe Pecorella – che da tempo immemorabile si rinnova ogni 19 marzo con il rito delle “Cene” di San Giuseppe. La tradizione vuole che per ricambiare una grazia ricevuta, si organizzi una cena alla quale vengono invitati 3 bambini, i santi, che rappresentano la sacra famiglia e per i quali si preparano 101 pietanze che ovviamente saranno condivise. Ma il protagonista della festa – aggiunge – è il pane, infatti, per tutto il mese precedente si lavora alla realizzazione di forme artistiche di pane che andranno ad adornare gli altari delle varie “cene”, allestiti nelle case e lungo le stradine del paese. Un’occasione che tra fede e tradizione coinvolge da sempre tutta la nostra comunità».

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