Pippo Pattavina, una vita consacrata al teatro
Articolo di Omar Gelsomino Foto di Dino Stornello
Dopo una lunga gavetta come cantante, attore, intrattenitore il successo per Pippo Pattavina arriva con una commedia del grande Turi Ferro, intitolata “L’Isola dei Pupi”. L’innata bravura e la sua grande professionalità gli hanno permesso di interpretare ruoli impegnativi e anche comici. Tantissimi i personaggi interpretati lavorando con Giorgio Albertazzi, Anna Proclemer, Tuccio Musumeci, Mariella Lo Giudice e tanti altri; al cinema in “Malena” di Giuseppe Tornatore, mentre in TV ha partecipato in alcuni episodi de “Il Commissario Montalbano” interpretando il preside Burgio, il giudice Pietro Scaglione nella fiction “Boris Giuliano – Un poliziotto a Palermo”, “La divina Dolzedia” di Aurelio Grimaldi e ne “Il delitto Mattarella”. «Per quasi sessant’anni ho dato tutto al teatro e continuo a darlo con onestà professionale e tantissima generosità. Quando sono sul palcoscenico, divento un ragazzo che dimostra quarant’anni in meno e dimentico tutti gli acciacchi, divento generoso perché do tutto a 360 gradi e di questo credo che il pubblico se ne accorga perfettamente». La passione di Pippo Pattavina per il teatro inizia sin da giovanissimo. «La mia attività artistica comincia con il canto, per diversi anni ho fatto il cantante nei locali notturni, quando questo tipo di vita non mi ha più soddisfatto ho scoperto il teatro, e da allora in poi gli ho dedicato anima e corpo. In tantissimi spettacoli aggiungo, quando si può, brani cantati, per cui ritrovo quello che ero all’origine». Oltre ad avere la passione per il teatro Pattavina possiede anche quella per il lavoro manuale. «Adoro tantissimo il legno e lavorarlo, mi sarebbe piaciuto fare il falegname o il restauratore. Amo i lavori manuali, sono anche un bravissimo scultore, scolpisco il legno creando figure vere e proprie, statue, ho fatto mostre importantissime». Come tutti gli artisti anche Pippo Pattavina è legato a un personaggio interpretato. «Un ruolo che mi si è attaccato tantissimo e che ritengo di esserne il depositario di questo testo, è “La governante” di Brancati, abbiamo fatto alcune edizioni illustrissime con grandissimi registi con cui ho girato l’Italia in lungo e in largo, riscuotendo altrettanti successi. È stato un lavoro che mi ha dato tantissimo, anche a livello di critica e di soddisfazione personale». Ovviamente la sicilianità e l’interpretazione del teatro siciliano hanno influito nella sua esperienza artistica. «La sicilianità è un mondo, soprattutto per un attore come me che recita testi come L’aria del continente di Martoglio, dove viene espressa al massimo, perché è un capolavoro assoluto del teatro in vernacolo. Quando un attore siciliano recita Pirandello, si trova molto più avvantaggiato rispetto ad un attore che recita soltanto in lingua italiana, perchè Pirandello nonostante scriva in un italiano perfetto senti che pensa in siciliano. Con il teatro in vernacolo ci si esprime così come si parla nella vita di tutti i giorni, quindi si esprime una verità assoluta. La sicilianità è un mondo che ognuno porta dentro di sè, fatto di malinconie, ricordi, sensazioni, drammi, commedie, sofferenze, di dominazioni che abbiamo subito, insomma un vero e proprio universo». Mentre porta in scena L’aria del continente di Nino Martoglio nuovi progetti sono già in itinere «Ad aprile debutta al Teatro Brancati un lavoro, di cui sono autore, intitolato “Il principe del foro”, tratto da una commedia di fine ‘800 che si chiamava “Durand Durand” di Albin Valabrègue e Maurice Ordonneau, due autori francesi, una commedia tutta giocata sugli equivoci, scambi di persona, una commedia di forte impatto».