Opera dei pupi. F.lli Napoli
Articolo di Angelo Barone e Foto di Samuel Tasca
Da tempo desideravo scrivere e raccontare dell’Opera dei Pupi come facevano i “Cuntastorie” (da non confondere con i “Cantastorie” che trattano le storie attraverso il canto) sia per i fantastici ricordi dell’infanzia che per il contributo dato alla formazione e crescita culturale della generazione di mio padre. Nel secolo scorso fra gli spettacoli teatrali e musicali popolari c’erano il teatro dell’Opera dei Pupi e i Cantastorie che si esibivano in tutte le piazze. Ti raccontavano storie ed epopee fantastiche… i Paladini di Carlo Magno, Orlando e Rinaldo in lotta contro i saraceni: Agramante, Ferrau, Agricane, Rodomonte, Marsilo e Mambrino. Cristiani contro pagani: si lottava per la fede, l’amore, l’onore e si disprezzava il tradimento di Gano di Magonza. I Cuntastorie contribuiscono a fare diventare le storie esempi di riscatto sociale e di giustizia e le esibizioni diventano occasioni di ritrovo sociale e veicolo di arricchimento culturale e di conoscenze. I personaggi entravano nella vita quotidiana delle persone e Pippininu nell’opera catanese fa sentire la voce del popolo, indossa la livrea settecentesca e parla il dialetto catanese. Quante volte sentivo mio padre dire “Gano di Magonza” per parlare di un traditore o “Rinaldo” per esprimere fierezza e coraggio. Ecco: questo legame con la memoria di mio padre mi ha spinto a cercare i nipoti di don Gaetano Napoli fondatore della Compagnia nel 1921. È stata bella esperienza conoscere i fratelli Napoli: Fiorenzo, Giuseppe, Salvatore e Gaetano; il cugino Alessandro; Agnese, moglie di Fiorenzo, e i loro figli Davide, Dario e Marco. Emozionante vedere all’opera tutta la compagnia con la terza generazione che recita e la quarta che apprende. Questa è una famiglia che ha vissuto e continua a vivere in simbiosi con i propri pupi: li creano, li vestono, gli danno voce, li accudiscono e li curano come figli: hanno vissuto nella stessa casa e dormito nello stesso letto.
Andarli a trovare in via Reitano, 55 a Catania è stata una esperienza unica: in quella casa ci sono pezzi importanti di cultura popolare e tracce indelebili di grandi personaggi della cultura e dello spettacolo nazionale: Domenico Modugno, Paolo Panelli, Bice Valori, Lina Wertmuller, Garinei e Giovannini, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sui muri ci sono grandi riconoscimenti come il Praemium Erasmianum, ricevuto nel 1978 dai Reali di Olanda, attribuito a persone e istituzioni che per la loro attività hanno arricchito la cultura europea.
La marionettistica dei fratelli Napoli opera dal 1921: il capostipite è stato don Gaetano Napoli e successivamente la cura dell’impresa è passata ai suoi figli Pippo e Natale. A quest’ultimo si deve la conservazione della tradizione dei pupi a Catania. Insieme a lui sempre la bella moglie Italia Chiesa, elegante e diplomatica, gestiva con naturalezza i rapporti con i grandi dello spettacolo e nello stesso tempo realizzava i costumi alle marionette, aiutava i figli nei loro percorsi scolastici e soprattutto dava voce, passione e signorilità ai personaggi femminili del teatro. Oggi è un piacere ascoltare Fiorenzo che racconta con passione la storia dell’Opera dei Pupi sia ai visitatori in bottega che nelle tante scuole dove lo invitano. Noi, di Bianca Magazine, lo vogliamo sostenere in questa sua tenace battaglia per realizzare un Museo e aprire il Teatro dell’Opera dei Pupi nei locali delle Ciminiere in viale Africa. Finalmente nei giorni scorsi, il sindaco Enzo Bianco, come uno degli ultimi atti di sindaco metropolitano, ha firmato la concessione del Teatro delle Ciminiere alla Marionettistica dei fratelli Napoli. L’Opera dei Pupi nel 2001 è stata inserita nel programma Unesco “Capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”; successivamente, dopo l’approvazione a Parigi nel 2003 della “Convezione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale”, è stata confermata nella “Intangibile Heritage List” nel 2008. Aprire il Teatro e realizzare un Museo dell’Opera dei Pupi a Catania deve essere l’impegno di tutte le istituzioni.