Natale, briscola e Covid
Articolo di Alessia Giaquinta e Foto di Samuel Tasca
Se c’è un’immagine che sintetizza il periodo natalizio nelle case siciliane è, fuor di dubbio, quella delle famiglie nel momento successivo agli abbondanti pasti: quando, insomma, ci si riunisce per giocare a carte.
È proprio allora che, in barba ad ogni conversazione e dibattito, tutti si concentrano per portare punteggio alla propria squadra o a proprio vantaggio perché, al di là della vittoria in sé per sé, la vera vincita è sfidare goliardicamente quel cugino che sembrava più forte, il nonno che alle carte ci gioca tutto l’anno, o ancora la sorella che pur di vincere è pronta a rinfacciare indimostrabili atteggiamenti “scorretti” nel gioco.
Non c’è Natale, insomma, che non ci sia scopa, briscola, ti vitti, sette e mezzo e zecchinetta in famiglia, con gli amici e con chiunque!
Certo, quest’anno sarà diverso. Dovremo adattarci alle norme anti-contagio che impongono distanziamento, divieto di riunioni ed assembramenti, giustificando solo la convivialità – e quindi il gioco – tra membri dello stesso nucleo familiare, impedendo comunque a tutti di esultare con baci e abbracci a seguito di una vittoria.
Dobbiamo, ahimè, adattarci. E, che che se ne dica, adattarsi è proprio l’atteggiamento dell’uomo evoluto, quello di chi resiste combattendo per la vittoria. E non sto parlando solo di carte, però, questa volta.
In un momento difficile come questo, infatti, tanti hanno perso la voglia di festeggiare, alcuni lottano nei letti di ospedale, altri sono isolati, altri ancora sono lontani dalla famiglia. In un momento come questo, le carte da gioco – che da sempre hanno accompagnato i momenti di festa – emanano quasi un senso di tristezza e nostalgia, eppure possono insegnarci qualcosa!
Introdotte dagli Arabi in Spagna nel XIV secolo, le carte siciliane sono giunte nella nostra isola, sintetizzando secoli di storia e culture differenti. Quattro semi diversi (mazze, coppe, bastoni e denari) a cui corrispondono dieci raffigurazioni – ciascuna simbolo del numero – che ripercorrono i secoli passati. La figura a cavallo, per esempio, in riferimento alla cultura araba, è quella di uno sceicco che entra nella città santa di Medina, per tale motivo ancora oggi in siciliano chiamiamo quella figura (in cui il cavallo assomiglia ad un asino) u sceccu. La stessa, nella tradizione cristiana, è quella dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. L’asso di coppe, invece, è il lebete nuziale, tipico contenitore ceramico che si utilizzava per i matrimoni della Sicilia in Età greca. Ma ci sono riferimenti anche alla rappresentazione della donna (che in realtà è un fante) con richiami alla scuola siciliana di Federico II di Svevia, altri riferimenti ai garibaldini, altri ancora ai paladini di epoca carolingia. Insomma, un mix di storia che ha permesso, da secoli, a intere generazioni di incontrarsi e sfidarsi, attorno ad un tavolo, per la vittoria.
La fortuna, nel gioco ma ancor più nella vita, però, è quella propria dell’uomo temperante, che medita ancor prima di agire, prevedendo possibilmente la successiva mossa. Così come le carte da gioco, la quotidianità è però imprevedibile: necessita pertanto saper usare ogni carta al momento opportuno, per non sedersi al tavolo dei perdenti.
Non basterà, allora, quest’anno lamentarsi per le restrizioni che ci tengono lontani. Servirà piuttosto giocare davvero, in prima persona, una partita che tutti siamo chiamati a vincere.
Non saremo in trenta attorno alla tavola delle feste ma ci adatteremo alla situazione: una partita di scopa, tressette e briscola si può fare anche in due o in tre, insomma con i soli membri del nucleo familiare. Solo così facendo, e non forzando le circostanze, ci impegneremo a vincere una partita ancora più importante: quella contro il Covid-19.
L’auspicio è riappropriarci, quanto prima, di ogni momento a cui stiamo rinunciando con la speranza di non fare “un solitario” ma di essere giocatori sapienti in una partita che no, non possiamo assolutamente perdere.