Un Verga inedito al Museo dell’Immaginario Verghiano
Articolo di Irene Novello e foto di Rossandra Pepe
Vizzini è una cittadina del territorio di Catania, immersa tra i monti Iblei. Paese di origine del padre di Giovanni Verga, dove ritorna spesso negli ultimi anni della sua vita. Qui lo scrittore ambientò Cavalleria Rusticana, La lupa, Jeli il pastore e Mastro Don Gesualdo. Passeggiando tra i vicoli e le piazze di Vizzini si percepiscono i colori e le scenografie architettoniche veriste che affascinano e catturano. Tappa obbligatoria è il Museo dell’Immaginario Verghiano, che raccoglie testimonianze relative alle opere di Verga e dei suoi successi, ma è anche un luogo che ci fa scoprire lo scrittore sotto nuovi aspetti, che vanno oltre la conoscenza scolastica e che mettono in luce le sue passioni.
Il Museo è ospitato presso Palazzo Trao, un’elegante architettura barocca settecentesca, antica dimora della famiglia Ventimiglia; nella scenografia verghiana è il palazzo di donna Bianca Trao, colei che diverrà la moglie di Mastro Don Gesualdo. Una sezione di esso è stata curata abilmente da Margherita Riggio, studiosa del Verga, lei stessa, infatti, ha indagato fra gli aspetti intimi dello scrittore attraverso il suo epistolario. Lettere d’amore scritte alle donne che ha incontrato nella sua vita, alcune delle quali hanno anche ispirato le sue opere; lettere destinate ai suoi amici e scrittori, tra questi Capuana amico fedele a cui chiedeva spesso consigli, foto e oggetti, utili ai disegnatori che dovevano illustrare le sue opere. Ma anche lettere rivolte alla famiglia a cui Verga era molto legato, ai suoi nipoti, ai fratelli e alla madre. All’uomo Verga è dedicata la prima stanza del museo imitando i salotti che lo scrittore frequentava a Firenze e a Milano, dove si mostrano aspetti inediti della sua biografia, i suoi sentimenti più intimi verso le donne, il suo rapporto con l’arte. Il nome della sala è appunto “Bellezze diverse”. Sono esposte anche le stampe ritrovate in un’edizione di lusso di Vita dei Campi del 1897 con l’ editore Treves, tra i primi a fare dell’editoria un’impresa. C’è anche una sala dedicata all’opera lirica con Cavalleria Rusticana scelta da Mascagni per partecipare al concorso indetto dalla casa editrice Sonzogno.
Verga stesso ne cura la versione teatrale che riscuoterà un primo successo al Teatro Regio di Torino nel 1890. C’è una sezione dedicata alla sua passione per la fotografia, con foto scattate dallo scrittore alla famiglia, agli amici e ai contadini di Tebidi. Ma anche oggetti personali che ci fanno cogliere la quotidianità dello scrittore, tra questi il gilet, il set personale con penna e calamaio e la toletta per i baffi. Margherita Riggio ci ha svelato una sua riflessione frutto della lettura dell’epistolario dello scrittore: “Ho scoperto un Verga diverso, dalla rigidità dell’autore che ci viene propinato a scuola e questo ho cercato di far passare nell’allestimento del museo. È un uomo molto colto, non esente dalla passione per il genere femminile, non privo di umanità e generosità, di grande e sottile ironia, passione per l’arte e capace di grandi slanci di tenerezza verso la sua famiglia e i nipoti”.
Palazzo Trao espone al suo interno anche una mostra etnoantropologica allestita grazie al contributo del signor Rosario Catania, ricca di attrezzi che raccontano la vita rurale che fu nel borgo, è presente anche un antico modello di mulino idraulico e altri utensili che narrano le attività legate alla concia delle pelli. Usciti dal museo, Verga è con noi e ci accompagna tra le vie del borgo in una passeggiata d’altri tempi!