Mario Incudine

mario incudine

A cura di Paperboatsongs

Come stai preparando questo tour estivo e quali saranno le peculiarità del tuo repertorio?
Questa sarà una lunga estate fatta di concerti, ma anche di tanto teatro. Sono partito a metà luglio con un progetto multiculturale dirigendo una band di musicisti capoverdiani all’interno del festival internazione Sete Sois Sete Luas, ho delle date in cui interpreto il canto del Ciclope dell’Odissea per il Teatro pubblico ligure, a Catania e Taormina dirigo lo spettacolo corale “Un canto mediterraneo” con cento artisti di Barcellona Pozzo di Gotto assieme a Peppe Servillo, Anita Vitale e Faisal Taher, a Taormina e Morgantina riprendo le repliche de “Le supplici in prova” con Moni Ovadia e un gruppo di bravissimi attori e musicisti, e poi naturalmente ci sono i concerti con la mia band con la quale il primo agosto a Palermo presentiamo anche il nuovo spettacolo “Mimì, volere volare”, il mio omaggio in musica e recitazione a Domenico Modugno. A tutto questo si aggiunge l’uscita del mio nuovo cd “D’acqua e di rosi”, una raccolta delle mie canzoni d’amore con l’aggiunta di tre brani inediti, prodotta e distribuita da Finisterre con una particolare attenzione al mercato europeo.

Slovenia, Croazia, Francia e Portogallo. Ci racconteresti quali sono le reazioni aldilà dell’Italia rispetto alla musica cantata nel nostro dialetto? Quali sono i feedback del pubblico europeo?
Il pubblico di Oltralpe reagisce in modo sorprendente alle mie proposte musicali e teatrali in lingua siciliana. È chiaro che non tutti comprendono il significato delle parole di testi e canzoni, ma si lasciano trascinare dalla scia emotiva della musica, dell’interpretazione, della recitazione e soprattutto del ritmo. Li vedo ridere quando li coinvolgo cantando “Lassa e passa” e li vedo commuovere quando interpreto “U trenu di lu suli” di Ignazio Buttitta. Credo si tratti della magia dell’arte, che parla un linguaggio proprio e non ha bisogno di traduzioni.

Se volessimo raccontare come hai creato questo mondo musicale e come lo hai strutturato nel tempo ai giovani siciliani che sentono di vivere un’esperienza come la tua che consigli daresti?
Io ho osato, non mi sono lasciato bloccare dalle critiche e dai commenti dei puristi quando storcevano il naso alle mie canzoni in lingua siciliana proposte in chiave world. La mia personale esperienza mi ha insegnato che non bisogna seguire la massa, le convenzioni. Ai giovani che intraprendono questo percorso mi sento di consigliare di diventare riconoscibili, di sforzarsi di creare uno stile nuovo, di creare produzioni uniche.

Il sistema musicale italiano è in fase di trasformazione, credi ci sia spazio nel resto d’Europa per un italiano portando in giro, nella propria lingua, le proprie canzoni?
C’è spazio. I punti di riferimento non sono però i talent, ma i festival – piccoli e grandi – che stanno creando delle opportunità per le nuove rivelazioni musicali. Il festival Sete Sois Sete Luas, per esempio, è una realtà internazionale alla quale aderisco da anni e che prevede un’apposita area riservata alle giovani rivelazioni: i musicisti selezionati hanno così veramente la possibilità di esibirsi su prestigiosi palcoscenici, confrontarsi con i pubblici di diverse nazioni ed essere coinvolto in produzioni musicali di ampia distribuzione.

Quale artista della nostra terra attira la tua attenzione per un’eventuale collaborazione?
Ho avuto la fortuna di collaborare con tantissimi artisti sia in ambito musicale che teatrale. Resto particolarmente legato ai siciliani che hanno fatto conoscere il proprio nome fuori dall’Isola, come Franco Battiato e Andrea Camilleri. Il mio ardito sogno è da sempre quello di collaborare un giorno con Giuseppe Tornatore.

Qual è il rapporto che si instaura con i tuoi musicisti durante il tour?
La mia band è la mia famiglia. Al di là dei concerti, delle prove e delle registrazioni in studio, troviamo sempre il modo di divertirci assieme apoteketgenerisk.com. Il palcoscenico rimane il nostro habitat naturale per farlo e nei tour non cediamo alla stanchezza e, anche se può sembrare assurdo, è proprio durante i periodi più stressanti di lavoro che troviamo modo di scrivere nuovi brani, creare nuove cose. E questo si avvera semplicemente perché siamo molto affiatati.


Ti va di presentarli anche a noi e i lettori di Bianca Magazine?
Fanno parte della mia band Antonio Vasta (pianoforte, fisarmonica, organetto e zampogna), Antonio Putzu (fiati), Manfredi Tumminello (chitarre), Pino Ricosta (basso), Emanuele Rinella (batteria), Giorgio Rizzo (percussioni), Francesco Argento (batteria). E poi ci segue sempre il nostro storico fonico Ferdinando Di Marco. Come farei senza di loro?

Dopo il lungo tour estivo cosa dobbiamo aspettarci per l’autunno?
Dai primi di settembre inizio a girare a Enna il film “Il Casellante” per la regia Rocco Mortelliti: sarò Totò, il migliore amico del protagonista Nino. Inizierò anche mettere in prova Liolà assieme a Moni Ovadia e Sebastiano Lo Monaco, la commedia musicale di Pirandello rivisitata con la nostra impronta che debutterà ad aprile al teatro Biondo di Palermo. A gennaio, poi, ripartirò con la tournée teatrale de “Il Casellante” di Andrea Camilleri che mi vede attore, cantante e musicista sul palco e intanto devo riuscire anche a registrare un nuovo cd. Vi terrò aggiornati!

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