La festa di San Giovanni a Monterosso Almo: un tripudio di emozioni
di Alessia Giaquinta, foto di Parrocchia di San Giovanni Battista
“Patronu”: è questa l’invocazione intrisa di devozione, supplica e ringraziamento che i portatori elevano, tra sudore e lacrime, a San Giovanni Battista; un inno d’amore che si tramanda di generazione in generazione e le cui origini si perdono in un lontano passato.
Padre Samuele di Chiaramonte, storico del XIX secolo, nei suoi scritti riportò che “Monterosso Almo alzò al grande Battista un tempio a tre navate sin dal 1265” e che “vi fondò nel 1269 una confraternita sotto il patrocinio del glorioso Santo”. Una devozione, possiamo dire, che si alimenta ormai da secoli e che appartiene ad ogni monterossano.
È commovente assistere, durante i festeggiamenti, al pellegrinaggio a piedi nudi di donne e uomini provenienti da ogni dove; alle lacrime di coloro che vivono distanti e che ritornano nel piccolo borgo in questa occasione; alle mamme che affidano i propri figli, ancora neonati, al Santo e ai numerosissimi e pii devoti in processione.
Ogni prima domenica di settembre, a Monterosso, in occasione di questa festa, si vive un’atmosfera difficilmente descrivibile a sole parole. È l’autentica devozione e l’attaccamento dei monterossani alle proprie radici, alle proprie tradizioni, ad emergere e a stupire chiunque, per la prima volta, partecipa all’evento.
È già la tradizionale scinnuta (discesa) del simulacro dall’altare centrale, il sabato che precede la festa, a regalare intense emozioni: in un’atmosfera solenne, accompagnato da musica e preghiere, il prezioso fercolo del Battista, coadiuvato da un apposito macchinario, discende tra la gente. C’è aria gioiosa nelle piazze, nelle viuzze, in ogni casa. Le donne si prodigano per preparare al meglio il pranzo della domenica caratterizzato da piatti tradizionali (come cavati al sugo oppure pasta al forno, gallo ripieno, salsiccia) tutto in abbondanza, come si usa fare nei banchetti siciliani. I bambini, per le strade – in una sorta di processione – portano sulle spalle una piccola “vara”, costruita in legno e dipinta color oro, in cui è custodita un’immagine del Santo. Imitano i grandi e, al contempo, portano in germe il futuro della tradizione.
La trepidazione del giorno di festa, che quest’anno (2022) cade il 4 settembre, è da vivere, più che da raccontare.
Alle prime luci del mattino, i pellegrini provenienti a piedi dalla vicina Giarratana, partecipano alla prima messa solenne in onore al Battista, alle ore 6. A seguire, le celebrazioni delle 8.30 e quella delle 10 (presieduta dal vescovo della Diocesi di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa) alla cui conclusione si tiene la caratteristica nisciuta (uscita) del simulacro del Battista.
Ed è così che, preannunciato dal suono delle trombe e accompagnato dal lancio di una moltitudine di nzaiareddi (striscioline di carta colorata) che il simulacro del Battista, portato a spalla dai suoi devoti, viene accolto in piazza, mentre i fuochi d’artificio esprimono in cielo la gioia dell’evento.
Condotto per le vie della città e accompagnato dalle marce trionfali della banda musicale, il simulacro di San Giovanni (la cui statua lignea, del 1700, è di autore ignoto) viene condotto per le vie del paese in due momenti: uno mattutino e uno serale. Ad esaltare il clima di giubilo vi sono anche le eleganti luminarie e gli stendardi sui balconi dei devoti.
Il pomeriggio è caratterizzato dalla tradizionale “cena”, un’asta di prodotti offerti, il cui ricavato serve a sostenere i festeggiamenti. Tra i prodotti si può trovare il caratteristico pane che raffigura il volto di San Giovanni, il cui martirio fu appunto la decapitazione. Assistere a questo momento è sicuramente un privilegio: sono sempre più, purtroppo, i paesi che hanno smarrito quest’usanza che, soprattutto un tempo, nasceva dalla preghiera o dal ringraziamento per una grazia ricevuta.
Lo spettacolo piromusicale, infine, rappresenta la chiusura della festa: un suggestivo scenario di musica, fuochi e colori incornicia la maestosa chiesa di San Giovanni e rende onore a quel Santo la cui devozione secolare è rimasta inalterata nel tempo.