Il Presepe, il simbolo più antico del Natale
Articolo di Irene Novello
Il Presepe rappresenta una tradizione culturale italiana esportata in tutto il mondo. Un simbolo sempre attuale che ha saputo attraversare quasi ottocento anni di storia, adattandosi al cambiamento delle correnti artistiche, ideologiche e tradizionali dei popoli. L’allestimento del Presepe è un vero e proprio atto di devozione: dalla raccolta del muschio alla messa in posa delle statuine custodite con cura durante l’anno, all’aggiunta di una nuova casetta a ogni nuovo allestimento.
Era il lontano 1223 quando a Greccio, in provincia di Rieti, San Francesco di Assisi rappresenta per la prima volta al mondo la natività in una grotta. Fu il primo Presepe vivente della storia, realizzato in un luogo che a San Francesco ricordava Betlemme, all’interno di una grotta, accanto al bue e all’asinello c’era Gesù. Il primo Presepe con tutti i personaggi fu realizzato da Arnolfo di Cambio nel 1283 con statuine di legno che rappresentavano la Natività e i Re Magi. Da questo momento gli artisti modellano statue di legno o di terracotta e l’arte del Presepe si diffonde in particolare nel Regno di Napoli e in tutta la Penisola. Tra il ’600 e il ’700 saranno gli artisti napoletani a dare al Presepe una nuova connotazione, arricchendolo con scene di vita quotidiana e inserendo personaggi rappresentati nelle loro attività di tutti i giorni.
È proprio dalla tradizione napoletana che si è sviluppata l’arte del Presepe siciliano. A testimonianza di ciò è la presenza in Sicilia, di uno dei presepi lignei più antichi dell’Isola: risale al 1576, custodito a Scicli nella Chiesa di San Bartolomeo, è di fattura napoletana e fu rinnovato nel 1773 dallo scultore napoletano Pietro Padula. In Sicilia l’arte di rappresentare la Natività si è evoluta in maniera originale, differenziandosi per i tipi di materiale utilizzato. Sin dal ’600 a Palermo e a Siracusa vengono rappresentati presepi in cera d’api; a Trapani si usano materiali preziosi come il corallo, l’avorio, l’alabastro, la madreperla; a Caltagirone, città della ceramica, i presepi sono realizzati in terracotta e attorno alla Natività sono rappresentate scene con personaggi tipici della vita contadina e pastorale quali: u ricuttaru (il ricottaio), u furnaru (il fornaio), a lavannara (la lavandaia), u ciaramiddaru (lo zampognaro), u scantatu da stidda (il pastore che guarda con stupore la stella cometa). Queste sono le statuine tipiche di un Presepe siciliano. In origine i Presepi erano commissionati dagli ordini ecclesiastici e dalle nobili famiglie, è a partire dagli inizi dell’Ottocento che diventa un rito popolare e si diffonde tra i ceti meno ricchi, a ciò contribuì la diffusione delle statuine in terracotta e la creazione degli stampi di gesso che abbassò ulteriormente i costi.
Nella storia del Presepe popolare Caltagirone è la protagonista indiscussa, con le opere di Bongiovanni e Vaccaro che tra la fine del ’700 e la prima metà dell’800 inventarono una nuova tecnica, quella di vestire le statuine in sottili strati di argilla. Quasi certamente una bottega di Caltagirone realizzò uno dei più antichi presepi siciliani in terracotta. Fu rinvenuto a Occhiolà tra gli strati di macerie del terremoto del 1693, miracolosamente risparmiato dal crollo degli edifici. Oggi esposto presso il Museo Civico di Grammichele, ricorda la tragedia di quei giorni e l’ultimo Natale di quella povera gente. Eccezionale ritrovamento e preziosa testimonianza di una devozione partita dall’antica Betlemme e che si perpetua nei giorni nostri.