Dal castello alla televisione: Il “Caso della Baronessa di Carini”
di Alessia Giaquinta
Oggi vi pongo all’attenzione una delle storie più enigmatiche accadute in Sicilia: una storia di passione, potere e vendetta su cui aleggia ancora il mistero; un racconto in cui la leggenda si mescola con i fatti realmente accaduti e giunge a noi, purtroppo, nella sua crudele attualità. I protagonisti del nostro racconto sono Laura Lanza e Ludovico Vernagallo, due giovani aristocratici siciliani della metà del Cinquecento che, saranno puniti a morte per il loro amore illecito.
La ragazza, figlia del barone di Trabia e conte di Mussomeli don Cesare Lanza, fu costretta a sposare, all’età di 14 anni, il rampollo della casata La Grua-Talamanca: Vincenzo, figlio del barone di Carini. Tra i due, si narra, non ci fosse altro che rispetto e apparente devozione. Laura, infatti, tra le mura del castello, altro non faceva che pensare a Ludovico Vernagallo, l’uomo di cui era veramente innamorata. Suo marito, dal proprio canto, trascorreva le giornate tra giochi, vino e “altri interessi”, come allude qualcuno. La donna, nel corso della sua permanenza al Castello di Carini, diede alla luce ben otto figli. Vincenzo li riconobbe tutti come suoi legittimi, sebbene i racconti giunti sino a noi parlino di un barone probabilmente consapevole degli incontri della moglie con Ludovico Vernagallo, forse il vero padre della numerosa prole.
Il racconto leggendario trova nella storia documentata la sola conferma della morte di Laura Lanza, baronessa di Carini, e di Ludovico Vernagallo, suo presunto amante, notificata in data 4 dicembre 1563.
Cosa accadde dunque? Le cronache del tempo non resero i dettagli della vicenda, accennarono semplicemente al “caso della baronessa di Carini”. Quello che sappiamo è sopraggiunto a noi attraverso i cantastorie e le memorie popolari, che ne parlarono a lungo e in vario modo, tramandandone la memoria alle generazioni. Secondo tali ricostruzioni, il padre della baronessa, don Cesare Lanza, scoperta l’illegittima relazione della figlia con un altro uomo, uccise i due amanti, pur di non cadere nella vergogna. Fu un delitto di onore vero e proprio. Terribile: come ogni delitto di cui si è macchiata e di cui si continua a macchiare l’umanità.
Si dice che nel Castello di Carini, nella data in cui ricorre l’omicidio, ogni anno, appaia una mano insanguinata: sarebbe quella della baronessa Laura che continua ad abitare nel castello sottoforma di fantasma.
La vicenda ha ispirato, inoltre, l’interesse musicale, teatrale e televisivo: di quest’ultimo ricordiamo lo sceneggiato Rai “L’amaro caso della baronessa di Carini”, diretto da Daniele D’Anza nel 1975 e “La baronessa di Carini”, con la regia di Umberto Marino, nel 2007.