Davide di Rosolini: “Che fine ha fatto la poesia?”

Davide di Rosolini

Articolo a cura di Paperboatsongs

Ciao Davide e grazie per aver accettato la nostra intervista. Dal 2011, anno del primo album al 2017 un percorso costruito un tassello alla volta con eleganza ed ironia, lo hai fatto rimanendo nella nostra amata terra. Ci racconti quali sono gli aspetti positivi di questa esperienza che ha radici proprio in casa nostra?

«In una terra come la nostra dove l’estate brucia la strada e in giro non c’è nessuno, dove tutto sembra un paesaggio post apocalittico zombie e dove in inverno esci per andare alla ricerca disperata dell’altro… è proprio difficile incontrarsi. Quindi la cosa più bella di questo percorso è stato coinvolgere gli altri. Quando giravamo i video, ritrovarci tutti insieme e coinvolti in quei giorni che solitamente venivano buttati davanti a una chat o a una Playstation è stata l’opera più grande di questo percorso. Ci ha salvato le serate e i weekend che altrimenti avremmo speso tutti al bar. Rivendicare una terra massacrata dalle ingiustizie attraverso l’arte. Fare vedere il bello e lo scemo che c’è in noi. Allontanarci dal concetto di Sicilia-mafia-sfruttamento-sporcizia e far partorire cose belle che appartengono un po’ a tutti… riempie il cuore di gioia. Io se dovessi scegliere come passare l’ultimo giorno della mia vita… lo passerei con gli amici a girare un video scemo!».

“T.R.I.S.”, “Disordine sotto il soppalco” “Disordine sopra il soppalco”, “Combattere l’ansia”, “Il male” sono i titoli di quattro dei tuoi album dove dimostri innanzitutto di avere molte cose da dire e che la musica è la dimensione che più ti si addice. Ci racconti cosa succede in te emotivamente quando scrivi una canzone visto che per ognuno dei tuoi colleghi è differente?

«Il tutto avviene con estrema naturalezza. A un certo punto sono troppo felice e devo condividerlo con gli altri altrimenti esplodo e mi esce una canzone. A volte sono troppo triste che devo condividerlo con gli altri altrimenti muoio e nasce una canzone. Emotivamente è sempre una liberazione e una terapia. A volte però è semplicemente la voglia di dire qualcosa… ma senza scriverlo sulla bacheca Facebook… utilizzando un linguaggio più elegante».

“Che fine ha fatto la poesia?” ha partecipato a Musicultura 2015 tra i premi prestigiosi per cantautori. Cosa hai raccolto da quella semina?

«Guarda sto proprio per partire per Macerata, li dove all’epoca portai la canzone… solo che suonerò in strada per un buskers festival, quindi diciamo che l’unica cosa che ha portato il concorso sono stati cinquemila euro di prodotti a base di pesce come premio dello sponsor per la canzone più votata sui social e poi devo dire che mi ha fatto stringere amicizia con alcuni ottimi artisti… ma di certo non sono volato via verso circuiti più grossi».

Ci è sembrato di capire che farai un giro per l’Europa, come immagini l’interesse verso la nostra musica italiana in altri paesi?

«In realtà ho fatto delle esperienze fuori dall’Italia. Ho un’etichetta francese che mi ha distribuito. Cosa che in Italia non è mai successa. Il fatto è che gli stranieri, nonostante non capiscano la lingua… ascoltano! In Italia devo litigare con la gente per farmi ascoltare».


Per concludere ti ringraziamo ma vorremmo che tu dessi un consiglio a tutti i ragazzi giovani che pensano di intraprendere questo percorso difficile ma bellissimo che è la musica.

«Siate innocenti come piccioni e astuti come serpenti».

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