I giganti esistono
Articolo e Foto di Stefania Minati
Prima delle sfide dei Campionati Italiani di Paraciclismo, svoltesi a Cuorgné in provincia di Torino, il 23 e 24 Giugno scorso, con il patrocinio della Regione Piemonte e in particolare grazie all’Assessore allo Sport Giovanni Maria Ferraris, che sottolinea come “in un territorio silenzioso e che ha sempre vissuto di fabbriche, si apre oggi a un nuovo orizzonte fatto di Sport e Cultura con nuovi progetti a cui i giovani e le amministrazioni comunali stanno rispondendo con entusiasmo”. Ecco come ho avuto il privilegio di scambiare due parole con Alex Zanardi. Un gigante tra i giganti, atleti di forza ed entusiasmo invidiabili, che si sono sfidati per il titolo nazionale.
Alex, con il tuo lavoro hai girato il mondo, qual é il Paese che più ti è rimasto nel cuore?
Dopo l’incidente ho passato parecchi anni negli Stati Uniti e devo dire che mi ha quasi stupito l’affetto con cui gli americani si sono stretti intorno a me. Ma è stato fondamentale per aiutarmi a superare quel momento ed è un calore che non potrò mai scordare.
Ci sono molte persone che si trovano ad affrontare il tuo dolore, chi per un incidente, chi per lo scoppio di una bomba. Dove si trova la forza per andare avanti?
Quando nella vita accade qualcosa di imprevisto, ognuno ha un modo di reagire che sorprende in primo luogo noi stessi. Se avessi visto il percorso che ho fatto compiuto da altri, io stesso avrei detto “Io non ce la farei”. Invece certe cose accadono e quando succede spesso, siamo in grado di sorprendere noi stessi con le nostre reazioni, per questo diventa fondamentale avere più fiducia nelle proprie capacità, fare in modo di non chiudersi a riccio e raccogliere tutto l’affetto e tutta la forza che ci vengono dati dalle persone che ci circondano. Guardarsi intorno e prendere ispirazione dalle persone che, anche senza i miei titoli sui giornali, fanno cose pazzesche, ti fa dire “Vorrei fare qualcosa in più nella mia vita” e questo vale per tutti, indipendentemente che tu abbia o meno dei problemi.
Dopo poco più di un anno sei tornato a correre in pista. Che sensazioni hai provato?
Molto belle, in fondo non avevo nulla da esorcizzare. Ero perfettamente consapevole dei rischi del mio mestiere e come spesso accade, si pensa che gli incidenti possano accadere solo agli altri ma non è così. Sono stato sfortunato ma sono felice di essere qui a raccontarlo, a differenza di molti altri che perdono la vita in incidenti di ogni tipo. Non per questo si smette di guidare, andare in bicicletta o lavorare. Secondo me è importante cercare un risvolto positivo anche nelle cose brutte che possono accaderci, l’incidente ha modificato il mio modo di vivere ma mi ha dato la possibilità di fare altre cose e non meno importanti. Cercare, per quanto possa essere difficile, le nuove opportunità e il positivo nella tragedia può essere di grandissimo aiuto.
Tutto quello che io faccio oggi è strettamente legato alla mia nuova condizione, per quanto non dimentico che all’inizio la mia disabilità era anche fonte di imbarazzo, vedevo spesso le persone in forte difficoltà nei miei confronti perché non sapevano assolutamente come rapportarsi con me. Oggi questo è davvero l’ultimo dei problemi. Io per primo non vedo in me la figura di un uomo disabile ma di un uomo forte che fa con quello che ha. Penso che tutti noi abbiamo questa possibilità, spesso non è neanche il più grosso handicap quello di non avere le gambe, credo sia peggio avere talento, volontà e desiderio di fare e poi non avere gli strumenti giusti per riuscirci.
Nella tua carriera post incidente hai intrapreso anche quella televisiva. Il tuo battesimo da conduttore com’è stato?
Imbarazzante ma mi ritengo un uomo estremamente fortunato perché nella mia vita ho vissuto tantissime prime volte, nello sport, nella tv, nei viaggi ma ognuna di queste esperienze ha un comune denominatore oltre alla mia infinita curiosità, ossia pensare che se te la sei cavata in mille altre occasioni te la caverai anche questa volta.