Giuseppe Brancato: un sogno diventato realtà
Articolo di Titti Metrico e Foto di Francesco Maria Attardi
In questo numero di Bianca Magazine vi farò conoscere Giuseppe Brancato, classe 1982, attore teatrale. Ad 11 anni salì sul palco dell’oratorio per uno spettacolo, era il protagonista, ma per la paura ed i crampi allo stomaco si ripromise che quella fosse stata l’ultima volta. «Gli anni della mia infanzia sono tra i ricordi più belli, che hanno tessuto il mio carattere, ero pieno di fantasia, adoravo inventare storie. Avevo 8 anni quando mio nonno materno Giovanni mi regalò “A Livella” di Totò, mi innamorai, ed ogni sera, davanti alla “conca”, che i miei nonni accendevano per riscaldarsi, io recitavo. Nonno Giovanni era analfabeta, ma pieno di cultura, adorava inventare poesie che io scrivevo sul mio block notes, imitando mio nonno iniziai a scrivere le mie prime poesie e i miei primi sceneggiati. La recitazione diventò il mio rifugio, mi chiudevo in camera ed indossavo vestiti vecchi interpretando diversi ruoli. Sul palco ho trovato la sicurezza che non trovavo nella vita, poi ci fu l’incontro con Giovanni Cutrufelli: colui che applicò nella vita e nella scena la filosofia pirandelliana, con lui all’età di 11 anni il mio primo spettacolo accanto a dei professionisti con “L’uomo, la bestia e la virtù”. Per chi arriva da un paesino e sogna di fare l’attore le scelte sono due: o vai via oppure ti rendi conto che i sogni devono restare sogni, ma io non volevo rinunciarci». Pian piano, dopo tanti sacrifici sono arrivati i primi successi «Arrivò l’Accademia di Teatro Contemporaneo “Gesti” diretta da Guglielmo Ferro, figlio del grande Turi Ferro, gli anni della scuola mi hanno distrutto e ricostruito. Ho capito cos’è il teatro, ho studiato con Francesca Ferro, Agostino Zumbo, Fioretta Mari. Tre mesi dopo il diploma, lasciai il curriculum al Teatro della mia città, un pomeriggio ricevetti una telefonata da Tuccio Musumeci, feci il provino ed iniziò la tournèe dello spettacolo “Piccolo Grande varietà”. Ho messo in scena i miei testi per la compagnia “Patatrac”. Ho scritto per il cinema “Latte di mamma” con la regia di Francesco Maria Attardi, classificatosi al primo posto al concorso “Human Space”, sono stato tra i protagonisti de “Le fils de l’homme” al Festival di Marzamemi, e del videoclip musicale “Perdo mezz’ora” dei rapper Soulcè e Teddy Nuvolari. L’estate del 2014 con lo spettacolo “Dostoevskij Carnaval” siamo stati in scena al Roma Fringe Festival, la stessa sera a Salerno feci un provino per la Compagnia Artisti Cilentani, diventando Enea. La partecipazione a Milano Expo per rappresentare la Regione Campania. Sono stato il medico e nutrizionista Ancel Keys, il cattivissimo Scrooge nel musical “A Christmas Carol”, Primo Levi nello spettacolo “Se questo è un uomo”». Ha riscosso successo anche la partecipazione al talent televisivo “Tu si que vales” «Inviai una mail e mi chiamarono per il provino. Barbara Cappi, una degli autori del programma, alla fine del mio monologo restò in silenzio, non riuscivo a capire, e mi liquidarono con un “le faremo sapere”, finché una sera ricevetti una telefonata e da lì è partita l’avventura “Tu si que vales”. In trasmissione ho portato un mio monologo, raccontando la storia di Kolja, che è la storia di milioni di uomini, donne, bambini, che ogni giorno attraversano il mare con il sogno dell’Italia e di salvarsi la vita, ma non sempre queste storie hanno un lieto fine. Finita la puntata arrivarono tantissimi consensi, attestazioni di stima e richieste di amicizia». E il teatro per Giuseppe Brancato rimane l’unica passione «In Sicilia curo dei laboratori teatrali per bambini a Giardini Naxos e Taormina insieme ad Anna Maria Raccuja e a Caltagirone con la compagnia “Nave Argo” di Fabio Navarra. In Campania lavoro con la Compagnia Artisti Cilentani nel musical “La famiglia Addams”. Dopo l’esperienza di “Tu si que vales” sono stato contattato da una casa editrice romana che mi ha proposto di scrivere con loro. Se ci fosse ancora Nonno Giovanni sarebbe fiero di me. Il mio sogno è quello di poter vivere per sempre di questo. Ma non aspiro alla celebrità. Certo se poi arriva che ben venga».