Elita Schillaci: le start up come progetto di vita e bene sociale

di Patrizia Rubino

Anche quest’anno StartupItalia, il magazine che si occupa di start up e innovazione, ha inserito Elita Schillaci nella sua speciale lista delle “Unstoppable Women”, le mille donne che con il loro impegno “inarrestabile” stanno cambiando il nostro Paese. Catanese, già preside della Facoltà di Economia di Catania, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese, Schillaci si occupa da circa quarant’anni, di impresa e modelli economici innovativi. Un vero e proprio faro per generazioni di studenti, che con il suo lungo e prestigioso elenco di incarichi e pubblicazioni, testimonia una carriera a sostegno della crescita del territorio siciliano.

In Sicilia è stata tra le prime a credere nelle iniziative imprenditoriali innovative, le start up appunto, spingendo i suoi studenti a superare la cultura dell’impossibile e a concentrarsi sul merito.

«Ho iniziato a occuparmi di start up nel 1984, ho ancora la stessa energia, passione e curiosità che mi spinge a stimolare e incoraggiare verso la creazione di nuove imprese. Abbiamo attraversato grandi cambiamenti, e non mi riferisco solamente alla rivoluzione digitale, ma siamo riusciti, quasi del tutto, a liberarci dalla convinzione che nella nostra terra sia impossibile fare impresa se non a certe condizioni. Oggi sempre più giovani investono su loro stessi, sulle proprie capacità e sul proprio merito. Tra i miei studenti noto subito quelli che hanno una luce particolare, che credono fermamente nel loro modello di business, ma non mi stanco mai di spiegare che avviare un’attività economica non è un modo veloce per fare soldi e acquisire visibilità. L’impresa deve piuttosto rappresentare un progetto di vita e come tale prevede la messa in campo oltre che di competenze anche di una buona dose di apertura mentale che va oltre il proprio interesse personale».

Perché moltissime start up non riescono a superare i primi anni di vita?

«Oltre l’80% delle nuove imprese nel mondo falliscono perché creatività, idee innovative non sono sufficienti per andare oltre la fase embrionale. Le start up, specie all’inizio, sono fragili per definizione e spessissimo s’imbattono in quella che in gergo viene definita la Death Valley, ovvero la morte prematura dell’attività. Per ottenere stabilità nel lungo periodo occorre intraprendere un percorso di anti – fragilità, che consiste nel superare le difficoltà, gli iniziali fallimenti, uscire dalla propria comfort zone e puntare sul cambiamento, esplorando dimensioni diverse dalla propria. Oltre alle questioni finanziarie, possono esserci altre ragioni dietro l’insuccesso della start up; il cosiddetto hybris imprenditoriale, ovvero l’arroganza del founder, la mancanza di empatia verso fornitori o addirittura verso i clienti, che sono la risorsa più preziosa dell’impresa, o anche perché non ci si avvale di un team esperto che condivide in pieno il progetto. Per superare la fase di avvio occorre continuamente alimentare il merito, che non è soltanto capacità, ma è un approccio etico che si traduce in rispetto e correttezza verso gli altri, perché ribadisco l’impresa deve essere considerata un bene sociale».

Negli ultimi anni il fenomeno delle start up in Sicilia è in forte crescita, attualmente sarebbero oltre 650. Quali sono i settori di maggior interesse?


«Sì c’è un bel fermento, all’interno dei miei corsi ogni anno vengono presentati 10/20 progetti di start up con business plan, e tra questi vedono la luce sino a due nuove imprese. Si punta spesso ai servizi, turismo, arte e cultura, ma c’è anche grande interesse per il food, l’agroalimentare, i prodotti d’eccellenza siciliana. In crescita anche i settori di salute e benessere e l’e-commerce. Queste nuove imprese testimoniano la volontà dei nostri giovani di volere scommettere su se stessi, ribaltando l’idea del posto fisso. Occorre, però, che oltre all’Università che dà il suo contributo con la formazione ci siano altri attori che partecipino all’ecosistema dell’innovazione, come ad esempio industrie, istituzioni, banche».

A partire dal prossimo numero vi proporremo una rubrica dedicata al mondo delle start-up siciliane. Una sorta di viaggio alla scoperta delle idee, della creatività e del talento di giovani che hanno scelto di fare impresa, restando in Sicilia, puntando su un modello di business innovativo ad alto contenuto tecnologico e sostenibile. Vi racconteremo storie di eccellenza… in perfetto stile Bianca Magazine.

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