Manfrino innamorato. Il gigante che ancora vive nelle acque di Gela
rubrica a cura di Alessia Giaquinta
“Che fai, fratello mio, è buio. Andiamo a dormire” – sussurrò la bella castellana a Manfrino.
“Non posso – rispose lui, trasognante – la luna piena mi ispira dolci pensieri, fame d’amore e desiderio di quella donna il cui fascino mi rapì il cuore”.
Manfrino così trascorreva le notti, scrivendo lettere d’amore al chiaro di luna, adagiato su un bastione della sua torre, sul Golfo di Gela. Scriveva e ardeva d’amore per quella giovane donna che, qualche tempo prima, aveva catturato la sua attenzione, facendolo innamorare perdutamente.
Manfrino era un gigante pacato e cordiale che viveva insieme alla sorella nella torre d’avvistamento che, ancora oggi, svetta sul golfo gelese, a 15 km dalla città. Da lì, egli si spostava a cavallo per controllare il vasto e fertile territorio che circondava la torre: tanti alberi, secolari, da frutta, palme, campi, una distesa di fiori e tanti piccoli ruscelli di acqua purissima arricchivano il panorama e allietavano la loro quotidianità. Ma dal giorno in cui Manfrino incontrò l’avvenente ragazza di cui si era invaghito, ogni cosa aveva smarrito senso, per lui.
La sorella, la bella castellana, per aiutare il fratello, decise di organizzare una grande festa, richiamando signori e nobili da tutta la Sicilia, nella speranza che all’evento si presentasse anche colei che faceva bramare d’amore il gigante.
Così fu. Alla festa, tra i numerosi invitati, Manfrino rivide la bella e, sempre più folgorato da lei, la inseguì fino alle acque del mare che, come per incanto, la sommersero. I presenti alla festa, approfittando della condizione vulnerabile del gigante, complottarono contro lui e la sorella, dei quali invidiavano ricchezza e bontà, e li uccisero violentemente.
La torre di Manfria, così chiamata, oggi custodisce il fascino di una leggenda d’amore che sembra non trovare pace.
Soprattutto la notte, al chiaro di luna, qualcuno testimonia di udire ancora lamenti e sospiri provenire dal mare: sono quelli di Manfrino, reso immortale dalla leggenda che di generazione in generazione è stata tramandata, giungendo oggi sino a noi.