L’anima vagante di Bellina e le donne più belle di Sicilia
a cura di Alessia Giaquinta
“Cu voli sali vaja a Trapani, cu voli beddi vaja a lu munti”. Così recita un antico proverbio della tradizione popolare, facendo riferimento alla credenza che le donne più belle di Sicilia si trovino ad Erice, città montuosa del trapanese.
Per rintracciare il motivo di questo privilegio va consultata non solo la storia, bensì anche i miti e le leggende che ammantano Erice di fascino e mistero. In cima alla vetta della città, anticamente, fu edificato il sacro “thémenos”, un santuario a cielo aperto dedicato alla dea della bellezza e della fertilità, destinato ad essere il più famoso della Sicilia. In questo tempio le bellissime sacerdotesse erano solite congiungersi coi viandanti marinai, in un amplesso amoroso legato ai riti sacri alla dea.
Pare che, il giorno della nascita di Gesù, quel luogo – simbolo di paganesimo e sfrenate passioni sessuali – crollò e al suo posto fu edificata una chiesa e completato il maniero oggi conosciuto come “Castello di Venere”. La fama della bellezza delle donne che qui abitavano, invece, non crollò mai, anzi fu perpetrata nei secoli.
Nel medioevo Erice fu, infatti, protagonista di un’altra storia di amore e bellezza, il cui racconto è giunto sino a noi sotto forma di mito. Si narra che Bellina fosse la ragazza più avvenente e fascinosa della città. I suoi lineamenti angelici e la sua grazia erano capaci di ammaliare qualsiasi uomo le stesse innanzi.
La donna, però, aveva promesso il suo cuore ad un uomo che, costretto a partire in guerra, non fece mai più ritorno. Prima della sua partenza, egli aveva regalato a Bellina un anello, quale pegno del suo amore. Il prezioso monile divenne per la donna, però, anche una triste condanna. Uno dei tanti spasimanti che bramava l’amore di Bellina, si servì della collaborazione di un mago il quale, trasformatosi in un gioielliere pronto a ripulire e lucidare l’anello, glielo sottrasse. Il perfido uomo ricattò Bellina, le avrebbe riconsegnato il gioiello a patto del suo amore. La donna rifiutò con forza le avances dell’uomo che, inasprito dall’atteggiamento di lei, lanciò l’anello tra i rovi, maledicendo la giovane. Il potente sortilegio la condannò ad essere trasformata in una nera biscia.
Si dice che l’anima di Bellina vaghi ancora tra le terre di Erice alla ricerca dell’anello che, solo una volta trovato, la riporterà a splendere in tutta la sua bellezza accanto all’amato, a cui è rimasta fedele ormai da secoli e secoli.