Fabio Cillia racconta le sue emozioni con la telecamera
Articolo di Omar Gelsomino Foto di Valentino Cilmi
Dopo una lunga gavetta, iniziata per gioco, realizzando diversi cortometraggi, il regista calatino Fabio Cillia sta per girare il suo primo film. Nonostante i suoi trentotto anni, tante sono state le soddisfazioni raccolte con i suoi lavori cinematografici. «Sono la stessa persona di sempre – racconta Fabio Cillia -. L’educazione familiare è stata molto fondamentale anche nello sviluppo della mia professione e cerco di portare la semplicità e l’umiltà. A vent’anni volevo andare via per raggiungere obiettivi importanti, oggi devo rendere conto a quel ragazzo che decise di partire da questa terra: mi bastano il mio lavoro, la mia famiglia, i miei affetti, una pacca sulle spalle e sentirmi dire “il tuo film mi è piaciuto tanto”.
La passione per il cinema nasce quando mio padre acquistò la prima telecamera, m’innamorai di questo oggetto per giocare e iniziai a fare qualche cortometraggio, diverse persone mi incoraggiarono a continuare in quello che stavo facendo. I filmati diventarono virali con i vhs e cominciarono a girare tra gli amici per farci due risate il sabato sera. La telecamera mi ha portato a pensare che dopo il liceo fosse il caso di provare il cinema». Numerosi sono stati gli apprezzamenti per i suoi film e da lì comprese che la regia sarebbe diventata la sua professione. «Ho capito che fare il regista potesse essere il mio lavoro a tredici anni quando presi quella telecamera. Conservo gelosamente il mio primo lungometraggio “Una vita non basta” girato con l’amico Piero Messina (altro regista calatino, nda) perché credevo che ce l’avrei fatta.
È importante credere in ciò che si fa, altrimenti non vai da nessuna parte». Da allora in poi Fabio Cillia ha seguito la sua passione, prima con gli studi e poi subito nel mondo della regia. «Una volta laureato al Dams come programmista e regista di cinema e televisione sono entrato negli studi di Cinecittà, dove ho partecipato a diversi film, ho lavorato con Claudio Fragasso, ho conosciuto produttori come Raffaello Saragò che mi ha seguito per diversi anni, e da poco Salvatore Alongi che sta credendo fortemente in me». L’anno scorso ha pubblicato il libro “Gli amici di mio fratello” in cui racconta la sua adolescenza negli anni ‘80 a Caltagirone, ripercorrendo storie, personaggi e vite vissute e incontrate durante il suo percorso di crescita.
«Prima di scrivere questa storia ne ho analizzato le parti chiave e l’ho lasciata decantare, per poi rivederla a distanza di tempo in modo da essere il più obiettivo possibile. È tratta da un’autobiografia, una storia semplice, ricca di emozioni in cui racconto un periodo di crescita, che sono stati gli anni ‘80 e ‘90 nella mia città. Un momento nostalgico con cui voglio ricordare tutto ciò che ho fatto in quegli anni: la lontananza dalla mia terra è stata la scintilla per rivivere tutta la mia infanzia. L’obiettivo, innanzitutto, è quello di far sorridere la gente, farla commuovere e riflettere, immedesimarsi in alcune situazioni.
È un film con cast, regia e produttore (Salvatore Alongi, nda) siciliani, che sarà girato tutto in Sicilia, la maggior parte a Caltagirone, con la collaborazione della Fenix Entertainment di Riccardo Di Pasquale». Fabio Cillia lo scorso giugno ha finito le riprese di “Prigionia”, un progetto nato da un mediometraggio realizzato nel 2010 in collaborazione con l’Istituto Alessio Narbone, che sarà distribuito in Italia e all’estero. «È un documentario su sette personaggi della casa circondariale di Caltagirone che raccontano le loro paure, errori e speranze, il desiderio enorme di redenzione dagli altri e per se stessi, il timore di riprendere in mano la loro libertà perché sono chiusi in un limbo e non sanno come riaffrontare la vita. La produzione One Seven Movies che sta lavorando anche a “Gli amici di mio fratello” (Salvatore Alongi) sta ricevendo diverse richieste di collaborazione da consolidate aziende esportatrici per la distribuzione del docufilm nei paesi esteri».