Carnevale…in mascherina
Articolo di Alessia Giaquinta
Nessuna festa in maschera, quest’anno. Il Carnevale 2021 sarà in “mascherina”, col divieto di assembramenti e gruppi mascherati. Giri di parole a parte, è fuori dubbio che anche la festa più goliardica che ci sia, quest’anno, subirà delle limitazioni a causa dell’ emergenza Covid.
Cosa potremo fare, allora, questo Carnevale?
Potremo riscoprire gli antichi passatempi, i piatti tipici, gli scherzi e gli intrattenimenti che, nei secoli scorsi, caratterizzavano questo evento tanto atteso da grandi e piccini.
Un tempo i festeggiamenti del Carnevale iniziavano le settimane successive all’Epifania per poi concludersi il mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima e del digiuno cristiano.
I giovedì del periodo carnevalesco erano così suddivisi:
- Il primo era “Jovi di li cummari, cu unn’havi dinari si’mpigna lu falari” (Giovedì delle comari, chi non ha soldi si impegni il grembiule).
- Il secondo giovedì era “di li parenti, cu unn’havi dinarisi munna li denti” (dei parenti, chi non ha denari per partecipare ai festeggiamenti, si ripulisce i denti).
- Il terzo era detto “Jovi “zuppiddu”, cu unn’havi dinari, mali è pi iddu” (chi non ha soldi peggio per lui). Zuppiddu altro non era che una maschera del diavolo e stava ad indicare le passioni. Come sempre, la cosa importante era festeggiare.
- L’ultimo, invece, è “Lu Jovi grassu, chi n’havi dinari s’arrusica l’ossu” (Chi non ha denari si rosica l’osso).
È proprio l’opulenza del giovedì grasso che è giunta fino a noi che, in questa occasione, ci ritroviamo a mangiare i tradizionali “maccarruna nto sugu ri maiali” oppure, come è usanza nella Contea di Modica, il minestrone con verdure e lardo di maiale. Ma anche le chiacchiere, i cannoli, le frittelle, la mpagnuccata e tanti altri dolci – sfiziosi ed altamente calorici – immancabili a Carnevale.
Anche quest’anno, nonostante restrizioni vigenti, possiamo continuare ad onorare la tavola e la tradizione del giovedì grasso, in famiglia ovviamente, proponendo a tutti i membri di preparare i piatti tipici del Carnevale siciliano. I primi tre giovedì, che prevedevano la condivisione della festa con altri, invece, speriamo di recuperali e reinserirli nella tradizione negli anni a venire.
Si sa, inoltre, che “A Carnevale ogni scherzo vale”, come recita un vecchio proverbio. Allora possiamo sbizzarrirci ad architettare simpatici tranelli ai componenti del nostro nucleo familiare per poi concludere “è uno scherzo, è Carnevale!”. Si può, per esempio, far credere a qualcuno di aver preso parte ad un evento, in passato, dove è stato notato per una qualità fisica e, per tale motivo, invitato a partecipare ad un format televisivo. Oppure si può far sparire dall’armadio di un congiunto uno dei capi di abbigliamento da lui più indossati per poi farglielo riapparire, ad intermittenza, nei posti più impensabili magari corredato da bigliettini del tipo “Ho bisogno di riposare. Mi indossi troppo spesso”. Ci si può, inoltre, divertire facendo qualche scherzo telefonico agli amici perché, diciamoci la verità, ci divertivamo da matti quando eravamo soliti farli, da ragazzini.
La cosa importante è non esagerare e rivelare sempre, a fine dello scherzo, la verità. Ma il Carnevale è anche tempo di “miniminagghie”, ossia simpatici indovinelli, che i nostri nonni ci hanno consegnato quale eredità immateriale di un tempo in cui si aveva la pazienza di arrivare ad una soluzione, senza la necessità di ricorrere ad internet.
Di seguito vi proporrò alcune “miniminagghie”, con annesse soluzioni. Vi invito però a ricercarne altre attingendo direttamente ai ricordi dei nonni che, indubbiamente, sono la fonte diretta più interessante che ci sia.
- Cientu nira, cientu ova, cientu para ri linzola. (Cento nidi, cento uova, cento paia di lenzuola).
- Du luciènti, du punciènti, quàttru zuòccul’ e na scùpa. (Due fari, due cose che pungono, quattro zoccoli e una scopa).
- I ravànzi m’accùzza, i rarrièri m’allònca. (Davanti mi si accorcia, di dietro mi si allunga).
Soluzioni
1 Melograno, 2. Mucca, 3. Strada