Biodanza. Poetica dell’incontro umano.

Articolo di Salvatore Genovese

Per scrivere di Biodanza non si può prescindere dal parlare di Rolando Toro Araneda, psicologo e antropologo cileno che, nel 1953, ne è stato il fondatore. Nel suo impianto teorico, scaturito dalla riflessione che la seconda Guerra Mondiale avesse fatto emergere tutta la perversità del genere umano, in un periodo caratterizzato dalla distruttività delle bombe atomiche e dall’olocausto, poneva la necessità della ricerca e dell’individuazione di espressioni diverse, lontane dall’odio e dalla violenza umana, che aprissero nuove possibilità esistenziali, quali l’amore e l’accettazione dell’altro, in un positivo rapporto mente-corpo e in un rafforzato vincolo con la natura: in sintesi, un innovativo linguaggio universale che facilitasse la comunicazione tra gli esseri umani.
Ed è nella musica che Rolando Toro ha individuato tale linguaggio condiviso, in grado di ‘dare ritmo ed armonia alla vita’.

«La Biodanza – spiega Anna Maria Ciccia, che a Catania dirige la “Scuola Originale di Biodanza della Sicilia”, fondata nel 1995 da Rolando Toro – non propone uno specifico modello di comportamento: ogni persona che entra in contatto con se stessa in un processo d’integrazione offre il proprio modello genetico di risposte vitali. Gli esercizi di Biodanza sono accuratamente strutturati e mirano, attraverso la fluidità della danza, a stimolare aspetti specifici della persona: vitalità, creatività, affettività. Il tutto per recuperare il ritmo e l’armonia nella propria esistenza ed esprimere se stessi in forma piena. La maggior parte degli esercizi si esegue con la musica; in alcuni di essi, invece, ci si esprime mediante il canto o il silenzio. Le sequenze degli esercizi seguono regole che hanno obiettivi precisi come, per esempio, l’aumento della resistenza allo stress e la stimolazione delle funzioni neuro vegetative».

 

Oltre agli incontri periodici, in genere a cadenza settimanale, la scuola catanese organizza anche specifici corsi per la formazione professionale di operatori di Biodanza.
«Per conseguire tale diploma – chiarisce la direttrice – gli allievi seguono una rigorosa formazione che comprende la frequenza di ben ventisette stage che toccano tutti gli argomenti teorici della Biodanza, così come è stata concepita da Rolando Toro».
Oltre che a Catania, la Biodanza viene praticata anche in altre realtà siciliane tra cui Ragusa e Caltagirone. Conduttrice, da circa vent’anni, della prima è Gianna Cappello.

Anche a Ragusa la cadenza degli incontri (vivencias) è settimanale. Hanno una durata di due ore e consistono in una prima parte teorica e in una seconda parte pratica, con esercizi specifici caratterizzati soprattutto da brani musicali scelti con cura e dai conseguenti, fluidi movimenti corporei che ne derivano.


«Per comprendere la Biodanza – sottolinea Gianna Cappello – bisogna praticarla molto perché è un percorso esperenziale dove la nostra corporeità può esprimersi al meglio e perché il corpo è il nostro inconscio e durante gli esercizi avviene proprio l’unione mente-corpo. Si arriverà così non solo a capire e comprendere, ma anche a ‘sentire e danzare la vita’, in perfetta integrazione corporea e mentale con noi stessi e con gli altri».

Davide Russo è il didatta che opera a Caltagirone dal 2015. Anche nella città calatina gli incontri sono settimanali.
Secondo Davide Russo «la Biodanza è una ricchezza che merita di essere conosciuta e approfondita da tutti per i benefici che può dare, soprattutto in una realtà come quella odierna, caratterizzata dalla paura del Covid 19 e da quello che sta creando; credo che potrebbe essere un’ottima, positiva risorsa sia per i singoli, sia per gli aspetti relazionali che comporta. Anche numerose scuole pubbliche, dalle materne alle medie superiori, hanno mostrato interesse per la Biodanza. Io stesso, insieme ad una collega, per qualche anno ho tenuto un corso a Siracusa che ha coinvolto alunni, insegnanti e genitori».

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