Bianca come neve Rossa come fuoco. Il trionfo dell’amore

a cura di Alessia Giaquinta

C’era una volta, tanto tempo fa… Quella che ti sto per raccontare è una delle fiabe tramandataci dalla tradizione sia oralmente (attraverso i cunti dei nonni) sia in forma scritta dall’antropologo Giuseppe Pitré. Allora fermati un attimo e torna bambino e, finita la lettura, racconta questa storia a chi vuoi affinché non venga smarrita o sia appannaggio di pochi.

 

Ci troviamo in un elegante castello dove vivono beatamente un re e una regina che, nonostante avessero ogni bene e ricchezza, soffrivano per non aver avuto ancora dei figli. Un giorno, il re fece questo giuramento: “Se avremo un figlio o una figlia, doneremo al nostro popolo due fontane da cui, per sette anni, sgorgheranno olio e vino”. E così fu. La regina diede alla luce un maschietto e gli abitanti del luogo fecero gran festa: non mancava olio e vino per nessuno.

 

Trascorsi i sette anni, mentre il piccolo reuzzo giocava a birilli, una perfida vecchina tentava disperatamente di raccogliere le ultime gocce di olio attraverso una spugna che poi finivano in una brocca. Accidentalmente, però, un birillo del reuzzo finì sulla brocca, facendo cadere in terra tutto l’olio raccolto. «Ti maledico. Non potrai sposarti fin quando non troverai una fanciulla dal nome Bianca come Neve Rossa come Fuoco», disse la vecchina infuriata, e se ne andò.

 

Il reuzzo crebbe e quando giunse l’età per prender moglie si ricordò della maledizione che aveva ricevuto. Vagò così, a lungo, alla ricerca di Bianca come Neve Rossa come Fuoco. Sfinito, una sera, stava per addormentarsi sotto un grande albero quando sentì una voce chiamare “Bianca come Neve Rossa come fuoco, calami le trecce che salgo!”. Aveva trovato finalmente la sua bella! Peccato che, anch’ella fosse vittima di un maleficio: una mamma-draga la teneva prigioniera in una torre. Il principe allora, facendosi calare le trecce, salì fino in cima e salvò la fanciulla. Ma non fu semplice tornare al castello: numerose peripezie dovettero affrontare i due giovani, fino all’ultima: “Al primo bacio che la regina darà al reuzzo, lui si dimenticherà di lei”.


Così avvenne. Rientrato al castello, il reuzzo fu baciato dalla madre e dimenticò Bianca come Neve Rossa come Fuoco davanti la porta, dove ella lo attendeva per fare ingresso solenne al castello.

 

Ma l’amore trionfa, si sa. Grazie a due colombi, che la fanciulla sapientemente istruì chiedendo loro di entrare al castello e rinsavire la memoria del principe, la storia finisce per il meglio. I giovani, nonostante le avversità, si sposarono e furono “felici e cuntenti, e a niautri nun ni lassaru nenti”.

 

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