Ballo Pantomima della Cordella, il 22 agosto a Petralia Sottana si rinnova l’antico intreccio
di Giulia Monaco Foto di Arianna Rusignolo e Eduardo Cicala
È la prima domenica dopo Ferragosto. Sono le tre del pomeriggio. La calura estiva è mitigata dall’aria fresca di montagna. Per le vie del paese qui e là si colgono indizi di una festa imminente: tintinnio di cianciane, di tamburelli in lontananza. Le note di un friscaletto. Il vibrare di un marranzano. Nugoli di ragazze con le gonne di tutti i colori si apprestano a raggiungere Piazza Gramsci, da dove partirà l’Antico Corteo Nuziale che culminerà col ballo. Qualcuna di loro appunta il fazzoletto sui capelli con una forcina, qualcun’altra aggancia per bene gli orecchini antichi che le ha prestato nonna, e che le consente di indossare solo in quest’occasione speciale. I ragazzi stringono con forza i legacci di cuoio delle scarpe di pelo ai polpacci, per evitare che scivolino durante il ballo. Qualche fazzoletto dal capo di una ragazza e qualche calzatura dal piede di un ragazzo alla fine scivolerà, ma se i ballerini saranno abbastanza bravi – e lo saranno – gli spettatori non se ne accorgeranno nemmeno.
Gli indizi parlano chiaro: un grande evento è alle porte. Per Petralia Sottana è uno degli appuntamenti più attesi. Si tratta del “Ballo Pantomima della Cordella”, ma per la gente del posto è semplicemente A Curdedda.
E anche quest’anno, come accade ormai da più di ottant’anni, A Curdedda torna puntuale la prima domenica dopo Ferragosto (in questo caso, il 22 agosto).

di Eduardo Cicala
Si tratta di un ballo tondo che vanta origini antichissime, da ricercare nelle danze campestri eseguite attorno agli alberi come riti propiziatori e di ringraziamento per le divinità. Dall’ estremità di un palo si dipanano ventiquattro nastri colorati, le cordelle, sorrette da dodici coppie di ballerini. Danzando a ritmo di tarantella e ubbidendo ai comandi del bastoniere, i danzatori intrecceranno i nastri attorno alla pertica, tessendo ogni volta un tessuto dalla trama diversa. Infine, eseguiranno la coreografia all’inverso per sciogliere gli intrecci, per poi ricominciare con la danza successiva.
La simbologia legata al ciclo della natura si svela in ogni elemento della danza: la spiga che campeggia sulla pertica ricorda l’antico culto di Cerere, sostituita dalla Madonna dell’Alto con l’avvento del Cristianesimo. Le dodici coppie rappresentano i dodici mesi dell’anno, o le dodici costellazioni che ruotano intorno al sole; le quattro figure di cui il ballo si compone raffigurano le quattro stagioni.

di Arianna Rusignolo
Si tratta di una danza pagana che rinnova il trionfo della vita e dell’amore fecondo: si svolge, infatti, a chiusura della “Rievocazione dell’Antico Corteo Nuziale”, caratteristica rappresentazione del rito matrimoniale che veniva anticamente celebrato a fine raccolto, quando cioè le risorse accumulate lo consentivano. La danza adempie, infatti, al duplice compito di ingraziarsi le divinità per l’abbondanza delle messi e per la fertile unione della giovane coppia di sposi.
A partire dal 1937, anno in cui si svolse la prima esibizione pubblica del Ballo Pantomima della Cordella, questa tradizione ha attraversato le generazioni di Petralia fino a diventare un tassello importante del vissuto di ognuno. La Cordella per un petralese è molto più che un appuntamento annuale: è appartenenza, è storia, è radici. Sia per chi all’interno del gruppo ha trascorso grosse fette di vita, sia per chi vi ha transitato per brevi periodi, sia per chi si è limitato a viverla da spettatore.
Impossibile non commuoversi sentendo la musica, un canto o una giaculatoria della Cordella, specie quando si vive distanti o non si torna in paese da un po’.
Un racconto di sole parole non basta a descrivere una realtà così vasta e varia, così antica eppure ancora così viva. Ma quando un visitatore assiste al ballo e coglie negli sguardi dei ballerini e dei musicisti quella rara combinazione di passione, frenesia e sacralità, allora comprende. E se ne innamora. E, quasi sempre, ritorna.