Andrea Lo Cicero, la delicatezza dell’ex pilone tra cucina, zafferano e filosofia

Articolo di Patrizia Rubino

Una carriera straordinaria nel rugby, con ben 103 presenze in nazionale, Andrea Lo Cicero, catanese, 45 anni, detto “Il Barone” per le sue origini nobiliari, nel 2013 lascia l’attività sportiva e decide d’intraprendere un nuovo percorso, riuscendo a fare della sua passione per la cucina e per la terra, non soltanto la sua nuova dimensione professionale ma anche una vera e propria filosofia di vita. E in questo racconto vedremo che la parola “filosofia” avrà il suo perché. Carisma e simpatia gli consentono di diventare un personaggio televisivo con il reality Giardini da Incubo, Celebrity Masterchef e La Prova del Cuoco, condotto da Elisa Isoardi. Il suo rapporto con il piccolo schermo continua a rappresentare un aspetto importante della sua attività professionale, attualmente è presente su Sky con L’isola del Barone e l’Erba del Barone, ma è la sua tenuta agricola, situata nella provincia di Viterbo, in cui vive con la moglie e il loro bimbo di due anni, il luogo dal quale trae energie ed ispirazioni.

Hai viaggiato per tutto il mondo e vissuto in grandi città, come nasce la scelta di vivere nella campagna laziale?
«Da una parte si tratta di una scelta logistica, sono molto vicino a Roma e raggiungo facilmente Milano, i luoghi in cui registro i programmi televisivi, ma è principalmente il mio fortissimo amore per la terra e la riconoscenza verso i suoi straordinari prodotti, che mi ha spinto a scegliere la campagna, qui la vita è sana e rigenerante. Nella mia azienda “I Scecchi” produco principalmente zafferano, mi occupo dell’orto ed allevo per l’appunto asini. Sono animali straordinari dai quali si può imparare tantissimo. Insieme a mia sorella, che è psicoterapeuta, diamo la possibilità a bambini con disabilità lieve di instaurare un rapporto con queste meravigliose creature. Si tratta di una relazione graduale che porta il bambino a prendersi cura dell’asino e quest’ultimo a fidarsi delle sue attenzioni. I benefici sono assolutamente vicendevoli».

L’impegno nel sociale è sempre stato presente nella tua vita.
«Da giovane a Catania sono stato volontario della Croce Rossa. Erano gli anni Novanta e si registravano frequentemente omicidi ed episodi di gravissima violenza, per mano dei clan mafiosi. Spesso erano coinvolti giovani che magari conoscevo di vista, ma che purtroppo avevano fatto scelte di vita devianti. Ho sempre pensato che lo sport, specie per i ragazzi, possa svolgere un’importante azione educativa tesa al rispetto delle regole. Come ambasciatore Unicef, ruolo che ricopro da circa dieci anni, cerco di promuovere il più possibile questo importante messaggio».

A proposito di Catania, com’è il tuo rapporto con la città e che mi dici della “Candelora d’oro”, massima onorificenza catanese, promessa e non assegnata?
«Il rapporto è viscerale, nel senso che ciò che sono, le mie passioni, il mio amore per la cucina e per la terra, sono il frutto della mia “catanesità”. Per quanto riguarda il premio, premetto la mia grande devozione a Sant’Agata e questo riconoscimento avrebbe significato per me oltre che un grande onore, un apprezzamento per quello che come catanese ho rappresentato con la mia carriera. Pur essendo stato ampiamente promesso, alla fine il premio non è arrivato».


Torniamo alla cucina. Sostieni di non essere uno chef professionista, ma a guardare i tuoi programmi tv non sembrerebbe.
«Ho sempre amato cucinare per passione; il cibo, la convivialità per me sono il sale della vita. La curiosità e la voglia d’imparare mi hanno spinto poi a perfezionare le mie abilità culinarie. Con le lezioni di Igles Corelli, chef pentastellato, scopro sempre più che la cucina è creatività, tecnica ma anche evoluzione».

Concludiamo la nostra chiacchierata parlando di filosofia.
«Nel 2019 ho voluto riprendere gli studi – da ragazzo avevo tentato con Medicina – iscrivendomi a Lettere e Filosofia. All’inizio non è stato semplice, però pian piano sono entrato nel meccanismo e la mia mente ed i miei pensieri ne stanno giovando tantissimo».

 

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