Acireale, candidata tra le Città Tardo Barocche

Articolo di Angelo Barone   Foto di Fabio Consoli

La Città di Acireale ancora una volta si pone l’obiettivo di ampliare l’offerta culturale del “Tardo Barocco” in sinergia con le città inserite dall’Unesco nella World Heritage List.

Il primo passo importante si è compiuto a Noto, il 31 gennaio scorso, dove preso atto della volontà delle Città di Acireale, Ispica e Mazzarino di avviare l’iter per l’inserimento nella World Heritage List delle “Città Tardo-Barocche del Val di Noto” è stato firmato un importante documento dai sindaci delle otto Città (Noto, Catania, Ragusa, Caltagirone, Militello in Val di Catania, Modica, Palazzolo Acreide, Scicli), per l’allargamento del sito, condividendone le motivazioni dirette a completare l’itinerario storico e architettonico.

Il centro storico è il nucleo pulsante di Acireale, sulla piazza Duomo si affacciano gli edifici più rappresentativi: la Cattedrale, a pochi passi la Basilica di San Sebastiano, la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, il Palazzo del Comune e il Palazzo Modò. Attraverso Acireale Living Lab, un laboratorio innovativo per la promozione dei beni culturali e la fruizione turistica della città realizzato dall’Associazione Ingegneri e Architetti Acesi in sinergia con l’Istituto per i Beni Culturali e Monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche, potete fare un tour virtuale, visitando la città e i suoi monumenti, le frazioni marinare lungo la Riserva Naturale della Timpa, assistere al Carnevale e alla preparazione della granita artigianale De.CO, figlia della tradizione secolare dei nevaroli. Preparatevi per godere di una visita vera che, appena possibile, vi invito a fare.

Qui il Mito, con la tragica storia d’amore tra Aci e Galatea, ha caratterizzato la toponomastica dei luoghi, e la cultura anima la vita sociale. Nel 1671, su richiesta del vicario del clero acese Sac. Giuseppe Cavallaro, il Vescovo di Catania Mons. Michelangelo Bonadies istituì l’Accademia degli Zelanti che continua a svolgere un ruolo importante nella città e oggi dopo varie fusioni con il nome di Accademia di Scienze Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici è la più antica accademia siciliana.


Nella preparazione del dossier da presentare alla commissione Unesco e nel far condividere il progetto a tutta la comunità, l’Amministrazione lavora con la Diocesi, come spiega Sonia Abbotto, presidente del Consiglio Comunale di Acireale, «Se si vuole condividere un bene, bisogna attribuirgli un valore. Le azioni che l’amministrazione acese, porrà in essere, in sinergia con la Diocesi, saranno concentrate per far crescere nella propria comunità la consapevolezza della valorizzazione del proprio patrimonio. Mettere in “rete” un’offerta culturale più ampia serve per evitare il lento processo di “perdita di valore” che le nostre comunità stanno subendo in termini di perdite anagrafiche e di valore del patrimonio immobiliare e naturale, e contrastare quel lento processo di desertificazione che sta minando sempre di più il territorio siciliano. Per noi la “non cristallizzazione” attraverso i confini puramente cittadini significa rafforzare la cultura della pace e della scienza. Acireale diventerebbe così il volano di questi valori: il suo immenso patrimonio architettonico settecentesco non sarebbe solo figlio del disastroso terremoto del 1693, ma genitore di una “ricostruzione” vivificante all’insegna del Barocco in un periodo, pesantemente provato dalla pandemia Covid – 19, in cui il crollo di ogni certezza potrebbe indurci all’abbandono della bellezza».

Non è la prima volta che Acireale tenta di ottenere questo prestigioso riconoscimento e sono ancora attuali le parole del Dott. Giuseppe Contarino, già presidente dell’Accademia degli Zelanti e autore di una bella pubblicazione sul barocco acese, che in un convegno del 2004 ebbe a dire «Se riusciremo a creare una presa di coscienza forte, un entusiasmo condiviso, una corresponsabilità di tutti il passo più importante è già stato compiuto e il riconoscimento dell’Unesco potrà tardare, ma non potrà mancare».

 

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