ACI E GALATEA: il racconto di un amore immortale

I Cunti

A Cura di Alessia Giaquinta

Sin dall’epoca omerica, la Sicilia è stata al centro di numerosi racconti e leggende che, scritte o tramandate oralmente, costituiscono un’importante eredità per gli abitanti di questa terra.

Prima di immergerci nel mito, cerchiamo di pensare a quando non esisteva ancora la televisione o internet, a quando ci si soffermava a guardare quel creato così perfetto e affascinate che riusciva a suscitare nell’osservatore una meraviglia tale da diventare motivo di un racconto.

Così i nostri avi crearono i cunti: storie intriganti mai prive di senso, storie che – tramandate nel tempo – non hanno smesso di incantare e decantare la nostra splendida terra.

In questo numero di Bianca attingiamo a un racconto proposto nel XIII libro delle Metamorfosi di Ovidio: la storia di Aci e Galatea.

Aci è un giovane pastore etneo, bellissimo e aitante, figlio del dio Fauno e di Simetide.

Galatea è una ninfa, anzi, è la più bella delle cinquanta ninfe figlie di Nereo e Doride. Ella ha la pelle bianca come latte (in greco gala, da qui il nome Galatea) ed è nelle mire amorose del gigante ciclope Polifemo.

Galatea, però, non ricambia l’amore dell’orribile ciclope piuttosto s’innamora del giovane pastore Aci e da questi è ricambiata.

Polifemo non accetta il rifiuto della giovane ninfa e tantomeno non riesce a controllare l’ira quando, uscendo fuori dal cratere dell’Etna – dove egli abita – vede la bella Galatea tra le braccia del pastore Aci.

Passione e vendetta. Dall’alto del vulcano, Polifemo lancia un grande masso che giunge fino alla spiaggia dove i due innamorati vivevano il loro amore.

Galatea fuggì in acqua, scampando il pericolo. Aci rimase schiacciato dalla roccia e pagò quell’amore con la propria vita.

Si narra che il suo corpo fu lacerato in nove parti: a ciascuna di quelle coincise il posto in cui oggi sorgono Aci Castello, Acitrezza, Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Catena, Aci San Filippo, Aci Bonaccorsi, Aci Santa Lucia e Aci Platani.

Il Sangue di Aci pare scorra in una sorgente presso Capo Molini, caratteristica per le acque rossastre.


Gli dèi, però, ebbero pietà per quell’amore bruscamente interrotto. Aci , così,fu trasformato in un fiume che scorre sottoterra e che si ricongiunge a Galatea attraverso le spaccature del fondo marino della costa orientale, proprio lì dove anticamente i due vivevano il loro amore.

E lì vivono ancora, felici e contenti, figli di un cunto immortale.

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